I nastri rainbow ed il loro significato hanno vinto l’edizione 2016
del Festival di Sanremo, e mettiamoci anche un Oscar, Un Grammy ed un
Disco di Platino! Apparsi in prima battuta sul palco con Noemi (e pare
sia stato proprio il suo staff a diffondere l’iniziativa tra i
cantanti e personaggi del festival) sono diventati “virali”,
contestati e chiacchierati. L’iniziativa è stata ideata e lanciata
dal noto blogger Antonio Andrea Pinna con un post sulla sua pagina
«LePerlediPinna», il 9 febbraio, in cui aveva scritto : «Sarebbe bello
se stasera a Sanremo gli artisti indossassero tutti un richiamo
arcobaleno per far presente alla nostra classe politica che l’amore ha
gli stessi diritti per tutti, e che quello che chiediamo è condiviso
davvero dalla maggioranza del Paese, non solo da chi ne verrebbe
beneficiato. E questa battaglia così nobile non ha nulla a che vedere
con le nicchie, con le minoranze, con la politica dei voti, delle
alleanze e delle maggioranze. È una protesta comune contro le
disuguaglianze, che non ha partito né colore, se non quello
dell’amore». Il tema e la battaglia a cui si riferisce è cosa ben nota
e quantomai attuale: la legge attualmente in discussione sulle unioni
civili e la stepchild adoption. E parte la “controgara” dei nastrini:
Noemi, Eros Ramazzotti, Enrico Ruggeri, Arisa, Dolcenera, Patty Pravo
ma anche la splendida Madalina Ghenea e tanti personaggi che hanno
voluto esprimere la loro opinione in modo colorato e scanzonato. Ci si
aspettava la polemica della presenza di miti quali Elton John, Nicole
Kidman e Hozier che hanno delle posizioni dichiarate e molto note, ma
quei piccoli nastri alla portata di tutti hanno fatto la loro
battaglia simbolica e silenziosa. Loro, sul palco, si sono mostrati ma
fuori c’è tutto il resto dei cittadini. C’è una parte di popolazione,
sempre in diminuzione, che è contraria a dare forma giuridica alle
unioni civili, soprattutto se a persone dello stesso sesso, rinnegando
o semplicemente non volendo guardare la struttura odierna della nostra
società, composta in maniera sempre più crescente da coppie gay che
non vogliono più nascondersi, che vivono insieme e che condividono un
percorso di vita. Rapporti stabili e continuativi che, a volte,
superano in durata i tradizionali rapporti etero, sempre più
suscettibili di separazioni e divorzi. E qui si innesca anche il
“grande problema”: i figli e le adozioni. L’obbligo di adottare il
figlio del coniuge, l’ipotesi che si favorisca l’uso di “uteri in
affitto” (ma anche l’uso allargato delle banche del seme) per
consentire la procreazione tra gay, la polemica dei single che non
possono vedersi affidati né dati in adozioni bambini perché non hanno
una vita di coppia. Tutte situazioni che possono avere tante incognite
e tante difficoltà: ma qual è la vita che ci assicura sicurezze ed
assoluta serenità? I bambini che si trovano nella situazione di poter
essere adottati non sono forse figli di etero? Si può parlare di
egoismo di voler avere un figlio ad ogni costo quando vi è
l’intenzione, la possibilità e la capacità di togliere un bambino
dall’ammasso forzato e di dargli una casa, un’istruzione perché c’è
una persona single o due persone gay che VOGLIONO dedicarsi a lui?
Oggi dei ragazzini gay si uccidono perché discriminati, ma se la
coppia gay diventasse ufficialmente una coppia riconosciuta, questi
ragazzini si ucciderebbero ancora? Se i rapporti gay fossero
riconosciuti per quanto tempo ancora potrebbero continuare ad esserci
ragazzini e adulti vessati per il loro modo di essere? Quante sono ad
oggi le persone (attenzione nelle persone vanno considerati anche i
bambini oltreché gli adulti) che si renderebbero infelici e quante
quelle che si renderebbero felici con l’approvazione o meno di questa
legge? Le domande possiamo farcele noi … ognuno di noi nella nostra
coscienza e le risposte potrà darcele solo il futuro … ma questo non
è un palcoscenico … questa è la vita e non si può stare seduti su in
divano a guardare.