LE IMMAGINI DEI NUOVI MURALES e delle OPERE di:
Cinta Vidal (ES)| Daku (IN) | Icy and Sot (IR) |Akut (DE)
Ememem (FR) | Keya Tama (ZA)
Si chiude Cvtà Street Fest, il più grande festival italiano di street art che ha animato il borgo di Civitacampomarano (CB) per quattro giorni (dal 23 al 26 giugno) con sette artisti internazionali oltre a un programma di eventi tra musica dal vivo, dj set e live set, proiezioni di cinema nel Castello Angioino, e attività alla scoperta delle tradizioni locali civitesi cui il festival ha reso omaggio offrendo cucina casereccia e passeggiate alla scoperta del paesaggio a perdita d’occhio.
Quest’anno, per la settima edizione, il festival diretto da Alice Pasquini ha accolto artisti provenienti da Europa, Asia e Africa: Cinta Vidal, Daku e Icy and Sot, Akut, Ememem e Keya Tama.
Provenienti da diversi ambiti della scena dell’arte di strada internazionale gli artisti hanno lavorato nell’ottica del rispetto dello “spirito dei luoghi” e della loro identità e con il coinvolgimento della comunità.
Su questa scia, le tradizioni culinarie civitesi, la grande figura dello storico e scrittore Vincenzo Cuoco, i luoghi abbandonati del borgo a rischio di spopolamento, le tre generazioni dei suoi abitanti, sono i temi dei nuovi lavori prodotti.
Icy and Sot
Il processo creativo dei fratelli iraniani residenti a New York Icy (Saman Oskouei) e Sot (Sasan Oskouei) si è svolto all’interno della scuola comunale di Civitacampomarano, abbandonata dal 2007. Questo spazio, un tempo animato dai bimbi è oggi in totale abbandono, ma conserva al suo interno tutto l’arredamento scolastico: sedie, banchi, cattedre, ecc. ecc.
Partendo da questo stato di fatto gli artisti hanno decostruito l’oggetto-sedia riducendolo ad uno scheletro di ferro e hanno iniziato a provare una combinazione convincente, finché non sono arrivati a realizzare la scultura-torre Transmute, in cui hanno incastrato circa 70 scheletri di sedie e dato vita a qualcosa di nuovo, in cui non si riconosce più l’oggetto originario perché è trasmutato in altro. In fisica la trasmutazione porta un atomo instabile a trasformarsi in uno stabile, mentre il groviglio scultureo prodotto della trasmutazione, gioca sul binomio stabile/instabile: dall’aspetto apparentemente instabile, è in realtà consolidata e ancorata al suolo.
Keya Tama
Keya Tama ha realizzato tre opere murali per il festival 2022 di Civitacampomarano. Ha tratto ispirazione dai detti popolari di cui è venuto a conoscenza grazie all’aiuto degli abitanti e ha dipinto: Tutt i mur so’ ‘na port (tutti i muri sono una porta), che getta speranza sulle opportunità che si nascondono al primo sguardo, e Z’ chiud ‘na port za’ japr nu prtone (chiusa una porta si apre un portone), che invita a riflettere sui motivi e le conseguenze della fine di una relazione, traendo conclusioni positive. Invece autonomamente ha scelto For flowers we water thorns, realizzando fiori che sembrano allo stesso tempo delle spine, un invito ad accettare il bello e il brutto, per cogliere la pienezza dell’esistenza. Il suo stile allo stesso tempo arcaico, primitivista ma anche pubblicitario e dai riferimenti legati alla storia dell’arte, si è inserito nel contesto di Civitacampomarano con una palette monocromatica sul verde, per integrarsi armoniosamente al paesaggio circostante.
Akut
Akut, il tedesco Falk Lehmann big del movimento street art a livello mondiale, con oltre 20 anni di esperienza, è venuto a Civita per realizzare tre opere dislocate in posti diversi del borgo ma che, insieme, ricostruiscono un significato unitario. Un muro dipinto nella parte alta del paese, la zona nuova, rappresenta una bambina; un altro, collocato nella parte vecchia del borgo, rappresenta una donna anziana; infine nel terzo muro sono raffigurate delle mani che impastano. Quello che lo street artist tedesco ha voluto rappresentare è la necessità di trasmettere i saperi orali alle nuove generazioni, per non perdere un tale patrimonio di conoscenze tramandate e in via d’estinzione. La donna anziana è un ritratto di una signora di Civitacampomarano che si è prestata ad essere rappresentata nel muro di Akut.
Cinta Vidal
Cinta Vidal ha rappresentato, con il suo stile figurativo realistico, un omaggio alla tradizione culinaria di Civita. Infatti Cinta è arrivata in paese con l’idea ben precisa di celebrare la realtà gastronomica civitese, ed è per questo che ha voluto calarsi in pieno partecipando in prima persona ai workshop che si sono tenuti nei giorni del festival, laboratori culinari che hanno permesso ai visitatori di apprendere l’arte di realizzare a mano prodotti unici, tipicamente molisani. Infine ha sorpreso gli abitanti inserendo, tra gli oggetti riprodotti sul suo muro, oltre al mattarello, lo scolapasta e la grattugia, tra gli altri, anche la “pizzicarola”, arnese forgiato da maestri civitesi appositamente per la realizzazione e decorazione dei Cielli e la “rasola”, piccolo attrezzo metallico utilizzato per ripulire il tavolo da lavoro dalla farina e dalla pasta, dopo aver impastato.
Daku
Daku ha realizzato un’opera che ha trovato l’approvazione del pubblico locale. Daku è un artista indiano che negli hanno ha trovato il suo personale linguaggio. Infatti non realizza opere pittoriche ma ciò che restituisce sul muro, un’immagine, o più spesso una frase, è l’ombra riportata dei reticolati metallici che appende ortogonalmente alle superfici murali. Per Civita ha ricercato e scelto una frase di Vincenzo Cuoco, tratta da “Frammenti di Lettere” a Vincenzo Russo che furono scritte in occasione del progetto della Costituzione “Napolitana” formata da Mario Pagano. La frase è: “Il voler tutto riformare è lo stesso che il voler tutto distruggere”. Le lettere prendono forma e aumentano e diminuiscono le loro dimensioni in base alla posizione del sole e, in questo senso, sono opere a impatto zero, che non alterano l’ambiente circostante in cui sono inserite, ma tendono a rispettarlo e a fornire uno strumento di riflessione sul tempo: mutevole e indomabile, unica variabile invariante dalla quale l’Uomo dipende.
Ememem
Ememem ha portato in paese i suoi coloratissimi tappeti musivi che si sovrappongono come layer al tessuto urbano, e vanno a colmare e restaurare lacune formate dalle spaccature di una strada o di un marciapiede, rigenerando la città. Negli anni lo street artist attivo in Francia, ha definito la sua azione flacking, dal francese «flaque» (pozzanghera), in riferimento a un’arte in grado di riparare i buchi che si formano con il tempo sul manto stradale.
Meticolosissimo nel suo lavoro, dopo aver realizzato un’impronta del buco, e livellato e consolidato il fondo, procede alla posa del mosaico, di cui rifinisce a mano ogni singola tessera. A Civita, oltre a piccoli, coloratissimi inserti, ha ironicamente inciso una lapide che recita: Hic iacet foramen, accompagnata dall’anno di nascita di Cuoco (1770) e dal 2022, come a dire che quel buco era lì da moltissimo tempo e stava solo aspettando il suo intervento.