La dislessia dei sentimenti… Come al solito mi lascio affascinare da espressioni di “non immediata comprensione”.
Intanto partiamo dalla parolina “dislessia”, per alcuni sconosciuta, per altri poco nota, per altri ancora familiare.
Siamo nella branca dei disturbi dell’apprendimento, ma non voglio perdermi in spiegazioni scientifiche o pedagogiche del termine, per chi volesse la rete è piena di articoli sull’argomento.
Mi piace definire la dislessia un modo di diverso di “leggere le cose” e perché no? Anche di sentirle!
I dislessici codificano ciò che leggono in maniera molto personale, con estrema difficoltà, ma riescono a tirare fuori delle chiavi di lettura straordinarie. E lo fanno con semplicità.
Cosa rende meravigliosa questa capacità? La loro empatia, il loro modo singolare e bello di sentire le cose, prima ancora di leggerle.
Oggi però non voglio parlarvi di dislessia, voglio parlarvi di sentimenti, questi odierni sconosciuti, se ne parla così tanto e così bene, ma ahimè quanto si razzola male!
E allora sì! Voglio la dislessia dei sentimenti, un modo straordinario, inteso come fuori dall’ordinario, e diverso di sentire, leggere le cose, percepirle sulla propria pelle, prima ancora che nel cuore. Arrivarci con fatica, dopo assurdi voli pindarici, ma pieni, carichi di “enfasi”, di “pienezza”. Gonfi fino a desiderare di esplodere, tirare fuori questo disastro che crediamo di avere dentro.
E la mia mente vola ad un gigante della letteratura italiana, nonostante il suo aspetto minuto e deforme, il nostro caro Leopardi… da me spesso ribatezzato “Giacomo mai ‘na gioia”, a ragione del suo innato pessimismo. Eppure il nostro Giacomo di gioie ne nutriva, o meglio le trovava! Prendiamo “L’infinito”, una delle sue liriche più belle, questo colle, nel quale lui sembra nascondersi e questa siepe che gli impedisce di vedere oltre… E lui che fa? Decide forse, permettetemi l’ironia, di arrendersi, lanciandosi nel vuoto? Assolutamente no! Utilizza la nostra arma più potente, l’immaginazione… La siepe mi impedisce la vista? Io immagino tempi e spazi infiniti, ed è così che “il naufragar m’è dolce in questo mare”.
Sono trascorsi ben 200 anni da questo capolavoro, a me sembra così attuale. Non meno di due mesi fa, a chiusura del bicentenario del “L’Infinito”, 22 artisti della canzone italiana, lo hanno omaggiato leggendone ciascuno un frammento per un video realizzato da Rai Cultura. Non solo, dal 21 marzo sarà possibile visitare le stanze private di Casa Leopardi a Recanati.
Tra l’altro, sapete che Leopardi era dislessico? La dislessia non è un disturbo, non è un limite, è un valore aggiunto. Ci insegna a non arrenderci, a vedere oltre. Dislessia fa rima con empatia.
Spesso abbiamo la sensazione di essere dislessici confrontandoci con noi stessi e gli altri, incapaci di leggerci, leggerli, comprenderli. Probabilmente dovremmo cercare una nuova chiave di lettura, andare oltre “la siepe”. Sorvolare, a cavallo dell’immaginazione empatica, concetti e pregiudizi che ci tengono saldi su quel colle, abbandonare la paura di “sentire” ciò che più ci spaventa, consapevoli di avere gli strumenti per uscirne vincenti.
È questa la mia “dislessia dei sentimenti”!
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