“Quarto Grado” – nella puntata in onda ieri sera, venerdì 8 maggio, su Retequattro – ha realizzato una lunga intervista esclusiva a Tina e Alfonso, i genitori di Luca Sacchi, il ragazzo freddato con un colpo di pistola alla testa, la sera del 23 ottobre, a Roma. In carcere per l’omicidio, Valerio Del Grosso con Paolo Pirino e Marcello De Propris.
La vicenda – una mancata rapina finita in tragedia – presenta molti ancora da chiarire. A partire dal ruolo della fidanzata Anastasya, accusata di detenzione di stupefacenti ma che si è dichiarata parte lesa, e di Princi, amico d’infanzia di Luca e accusato dalla stessa ragazza di essere la mente della rapina. Il prossimo 18 maggio ci sarà la prima udienza per il processo, presso il tribunale di Roma.
Di seguito, alcuni stralci dell’intervista realizzata dal conduttore Gianluigi Nuzzi.
Anastasya continua a dire che è una vittima. Ha indossato una maschera?
T: «Per me non è una vittima. Sembrava una brava ragazza ma dopo aver letto le intercettazioni per me è colpevole insieme a Princi, perché hanno portato Luca in quel posto. Lei mi ha tolto la vita e questo se lo deve ricordare per sempre. Del Grosso ha sparato a Luca e se ce l’avessi qui lo ammezzerei con le mie mani, perché mi ha distrutto la vita. Chi ha portato mio figlio là sono stati Anastasya e Luca Princi. E questo non glielo perdonerò mai. Ultimamente le interessava più Princi che Luca: il bravo ragazzo non le interessava più, non le faceva più comodo. Anastasya ha fatto stare male Luca negli ultimi mesi: è una maledetta; non si deve permettere di dire certe cose; ci ha portato via il sole. Non ce la faccio più a vedere che fa la santa… ma non lo sa che mi ha rovinato l’esistenza? Avrebbe dovuto baciare la terra dove camminava e mi ha portato via Luca. Spero che neanche il cielo le dia ragione».
Anastasya e Princi avevano una relazione pericolosa?
T: «A lei era antipatico all’inizio, poi ha cambiato idea. Mio figlio aveva la testa sulle spalle e faceva tutto per me. Perché Anastasya non l’ha lasciato, se le dava tanto fastidio?».
Queste settimane di lockdown hanno rispolverato qualche ricordo importante in vista del processo?
A: «Questo periodo è stato ancora più duro, lo è stato per tutti gli italiani, figuriamoci per noi. Non riesco più a dormire ultimamente, ho anche pensato di andare al lavoro per fare qualcosa, ma col ristorante non si può ancora fare. Nessun parente degli imputanti o nessun anonimo ci ha portato delle testimonianze. Solo Anastasya, Princi e Munoz (un amico in comune ndr), che era lì con loro, sanno i particolari che mancano a noi».
Volete fare un appello ad Anastasya?
T: «In questi anni l’ho trattata come una figlia e se lei voleva bene a Luca e a noi doveva venire qui a dirci la verità. Invece ha parlato male di me e di Luca e questa cosa non gliela perdono. Penso a Luca ogni minuto. Lei non lo sa come si sta in questa situazione. Lei e la sua famiglia non hanno fatto niente, mandato un messaggio, una lettera».
Cosa sperate che esca fuori dal processo?
T: «Deve uscire che Luca non c’entra niente con queste persone. Poi voglio giustizia per mio figlio, che non me lo ridà nessuno. Stiamo malissimo, come tutti i genitori che perdono i figli. L’ho salutato quella sera, l’avrei rivisto dopo un’ora e invece non l’ho più visto. Al processo non crederò a nulla di quello che diranno. Per come si è comportata, Anastasya secondo me si è già dimenticata di Luca».