Blas Roca-Rey in Sardegna, presso il Resort Fior Di Sardegna a Posada con la compagna Monica Rogledi, si racconta.
Blas Roca Rey è rilassato e la sua compagna, la splendida Monica Rogledi, ci lascia soli, quasi per non rubare la scena al suo uomo. Blas è rilassato e simpatico, aggiungere bello è quasi superfluo. Si sta concedendo qualche giorno di meritato riposo dopo una lunga stagione teatrale.
La location è splendida e lasciarsi a confidenze e ricordi diventa facile.
Blas Roca Rey è nato a Lima (Perù) da uno scultore peruviano sposato con un’italiana. È un attore di teatro, cinema e televisione. Trasferitosi a Roma con la famiglia all’età di due anni, ha frequentato l’Accademia nazionale di arte drammatica. L’esordio sul palcoscenico arriva proprio al termine degli studi, in “Don Giovanni e il suo servo”, dove affianca, tra gli altri, Andrea Giordana, con la regia di Aldo Trionfo.
Nel 1986 arriva l’esordio al cinema in “Storia d’amore”, per la regia di Francesco Maselli. Tra i suoi lavori cinematografici ricordiamo “Facciamo Fiesta” (1997), girato da Angelo Longoni, “Ricordati di me” (2003), diretto da Gabriele Muccino, e “La cena per farli conoscere” (2007), per la regia di Pupi Avati, dove è Federico, il marito di Clara, giovane pediatra spagnola interpretata da Vanessa Incontrada con la quale dialoga in spagnolo.
In televisione appare in qualche episodio di “Piazza Navona” (1988), “Il gorilla” (1991), “Non lasciamoci più” (1999), “Don Matteo” (2001), “Il giudice Mastrangelo” (2007), ma anche in fiction come “Ci vediamo in tribunale” (1996), “Le madri” (1999), “Caravaggio” (2007) e “Scusate il disturbo” (2009), per la regia di Luca Manfredi, senza contare la lunga partecipazione al telefilm poliziesco “Valeria medico legale” (2000-2002) diretto da Gianfrancesco Lazotti, con Giulio Base e Massimo Ciavarro.
Dal 2007 fino al 2009 lavora anche nella soap opera di Raitre “Un posto al sole”, dove interpreta il personaggio di Cesare D’Onofri. In questi giorni lo ritroviamo sia sul piccolo schermo, con Neri Marcorè e Luciana Littizzetto, negli episodi della serie di Raiuno “Fuoriclasse”, ambientata in un liceo torinese, sia sul palcoscenico: è, infatti, in tournée con “Non c’è tempo amore”, scritto e diretto da Lorenzo Gioielli, dove recita insieme alla ex moglie Amanda Sandrelli.
Come sono stati suoi inizi?
“Indubbiamente per passione, almeno quando ho iniziato io. Mi sono convinto che questo sarebbe stato il mestiere della mia vita quando avevo 16 anni e frequentavo il liceo classico a Roma. Eravamo alla fine degli anni Settanta, un periodo di grandi contestazioni, di occupazioni scolastiche. Fu proprio durante una di queste che organizzammo un seminario sul ruolo della donna nella pubblicità, che ritenevamo molto umiliante. In quell’occasione feci la parodia di un vecchio spot e mi resi conto che non solo la gente rideva ma che a me piaceva che ridesse e si divertisse. Insomma, su quella piccolissima ribalta scolastica mi sono sentito a mio agio. Allora decisi di frequentare una scuola di teatro. L’anno dopo, a 18 anni, superai l’esame di accesso all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico.”
Poi come è andata?
“ Quando esci dall’Accademia hai una carta d’identità abbastanza sicura. Si sa che di te ci si può fidare perché provieni da quella che, oggettivamente, è stata – ed è ancora – la scuola migliore d’Italia. Insomma, sei in grado di offrire delle buone garanzie professionali e per di più costi poco perché nei primi due anni vieni pagato con il minimo sindacale. È dopo che cominciano i problemi”.
Cioè?
“Una volta che sei cresciuto artisticamente e pretendi qualcosa di più, ecco che il panorama cambia: la concorrenza si fa sentire e ciò non ti lascia tranquillo, perché nel nostro lavoro non puoi mai considerarti arrivato. Anche se vai in scena con uno spettacolo che ha successo, non puoi mai dire di avere il futuro assicurato. Costruisci sempre sulla sabbia, e anche questo contribuisce a rendere affascinante il mestiere”.
Un consiglio per chi vuole iniziare questo affascinante mestiere?
“ Io consiglierei di frequentare una scuola seria. . Ma di scuole ce ne sono tante e il terreno è minato. Bisogna scegliere tra quelle che prevedono un test d’ingresso: che poi sono le statali e dunque gratuite. Come, appunto, l’Accademia nazionale d’arte drammatica che ho frequentato. O il Piccolo Teatro di Milano. O le scuole degli Stabili di Torino e di Genova. Non sono tante ma queste sono tutte buone. Comunque oltre alla scuola sono indispensabili talento ed esperienza sono fondamentali. Se manca il talento di base è inutile cominciare”.
Meglio il cinema o il teatro?
“Il teatro ti dà una sicurezza decisamente maggiore perché è un lavoro artigianale che ti obbliga a battere il ferro quando è caldo. Fai una tournée dopo l’altra, torni negli stessi teatri, ti costruisci un pubblico. Ma non basta. Perché se oggi lavori solo in teatro, i circuiti teatrali che comprano gli spettacoli pretendono nomi più che conosciuti, che sono poi quelli resi famosi dalla tv. Allora ecco che devi ‘passare’ anche in televisione altrimenti rischi di perdere la tua visibilità “.
Doppiaggio e pubblicità possono essere utili professionalmente.
La pubblicità arricchisce ma non certo professionalmente. Puoi metterti in tasca dei bei sodi. Ci sono spot ben riusciti e altri meno. Ritengo che prendere parte a campagne pubblicitarie martellanti possa essere controproducente in quanto legano il tuo volto a un certo prodotto. e tu vieni letteralmente mangiato da quello stesso prodotto. Occorrerebbe scegliere con cautela quando ti capitano queste opportunità. Invece, per quanto riguarda il doppiaggio, senza dubbio è un impegno del tutto onorevole. Ma a me non va di prestare la mia voce ad altri perché ho bisogno di essere guardato per quello che sono: è un mio desiderio e per questo ho doppiato sempre e solo me stesso”.
E’ difficile per un attore lavorare in questo periodo?
“ Fino a quando si gireranno dei film e si metteranno in scena delle rappresentazioni ci sarà bisogno di attori. Il problema è che ci vorrebbe una svolta radicale nel modo di fare e di pensare. Ciò vale non solo per il mondo dello spettacolo ma per l’intera società. A tutti i livelli. L’Italia è ormai un Paese in cui il merito, la professionalità e la passione contano sempre meno. Un Paese involgarito, dove alla cultura vengono ogni anno sottratti fondi e risorse. “
Dopo il suo lungo matrimonio, purtroppo finito con Amanda Sandrelli, è stato difficile trovare un nuovo amore?
Più che difficile è stato inaspettato. Non volevo innamorami, volevo vivere tranquillamente con i miei tre figli (Francisco, nato da una precedente relazione e Paolo e Rocco avuti da Amanda Sandrelli). Anche Monica non voleva nessun legame, ma l’amore ha avuto il sopravvento”.