Francesca Altamore, classe 1979, è un’artista contemporanea nata poco lontano da Bologna, precisamente a Castel San Pietro Terme. Precocemente scopre il mondo creativo e fin da giovanissima ama disegnare. Le sue prime esperienze professionali la portano ad avvicinarsi alla decorazione murale. Questo è solo l’incipit, il gateway per quella che diverrà la sua carriera artistica e un vero e proprio lavoro. Ben presto si fa notare e un importante decoratore/restauratore, apprezzandone le capacità, la introduce al restauro. Approccia quindi alla riparazione di opere quali statue lignee e in pietra, altari, ma anche dipinti murali e quadri.
Queste attività accrescono il suo interesse per l’arte, decide così di proseguire la sua formazione e approfondire quelle particolari tecniche e materiali, le stesse usate successivamente anche nei suoi dipinti. Frequenta infatti un corso triennale divenendo tecnico del restauro dei beni culturali.
Integra in tal modo le conoscenze tradizionali con le nuove tecnologie a disposizione oggi, orientandosi perfettamente nell’ambito storico-artistico. Trasla agevolmente e perfettamente queste conoscenze nelle sue produzioni artistiche avendo acquisito ottima padronanza della materia.
Proprio lavorando con materiali arcaici sorge in lei il desiderio della sperimentazione che la portano a interessarsi a tele, supporti lignei, oli, stucchi a parete, utilizzando sia materiali naturali che acrilici. Da tutto questo nasce la sintesi della sua personale interpretazione artistica dalla straordinaria potenza trasmissiva.
Francesca è in effetti anche una talentuosissima pittrice oltre che artista a tutto campo. I dipinti da lei realizzati sono densi di significati da sviscerare gustosamente. Sanno inoltre catturare in modo avvincente l’attenzione dell’osservatore raccontandoci anche un suo “attraversamento” interiore.
I manufatti che realizza hanno molto di contemporaneo. Contestualmente, essendo ricchi di significati simbolici e allegorici, ci proiettano ai tempi del periodo Rinascimentale in cui era consuetudine tale modalità espressiva.
La sua arte, priva di formalismi e condizionamenti accademici, risulta spontanea e per questo più “vera” e molto aggraziata, proprio come è l’autrice. La sua attenzione e sensibilità trasferisce la sua eleganza innata anche nella sua arte. Il suo morbido e rispettoso approccio verso di essa trasuda garbo e grande professionalità che nelle sue opere diventano narrazione entusiasmante con un profondo senso estetico.
La sua visione pittorica risulta interessante anche quando tratta tematiche iconografiche affrontate già da grandi maestri che lei sa reinterpretate in una chiave molto convincente. E’ il caso ad esempio di “Leda e il cingo” che rappresenta la nota leggenda di Zeus che innamoratosi di Leda si trasforma in un cigno per sedurla. Così l’immagine che ci propone nel suo dipinto è altrettanto seduttiva e inevitabilmente conduce a un’estatica ammirazione.
Ciò accade anche quando la sua narrazione ci traduce nel mondo greco in cui contestualmente osserviamo l’ossimoro della bellezza statica, espressa dal soggetto di un cavallo di pietra, con la contestuale propulsione alla corsa, rappresentata dalla mossa chioma. Entrambi i concetti sono rafforzati dal contesto in cui viene collocata la scena colma di linee di fuga, non a caso rosso fuoco, che sposano il concetto di potenza donando vivacità all’insieme.
I risultati del suo meticoloso impegno sono evidenti, in un prefetto equilibrio tra vecchio e nuovo che sfociano in una qualità davvero eccellente. Un’espressione artistica che possiamo dire sa innalzarsi ad alti livelli, conseguenza del suo costante e assiduo lavoro e della buona manualità acquisita nel tempo.
Lei stessa dichiara: “Sono convinta di fare il lavoro più bello del mondo, sempre diverso ed emozionante. Ora mi divido tra commissioni e opere personali che mi danno molta soddisfazione”.
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