«Il problema delle cure accessibili c’è e si sta vedendo. Solamente con il plasma del paziente convalescente, se pensiamo che Mantova e Pavia hanno dei canali preferenziali perché hanno trovato degli scienziati che hanno avuto il coraggio di sperimentarlo, ci fa capire che non c’è equità distributiva, qualcosa che io sto chiedendo a gran voce a tutti i livelli e inascoltato.

Per quanto riguarda il vaccino, io ho delle perplessità». Queste le parole del professor Giuseppe De Donno, direttore della struttura di pneumologia e terapia intensiva dell’Ospedale di Mantova, intervistato da Mario Giordano a “Fuori dal Coro”, in prima serata su Retequattro sulla sperimentazione della terapia al plasma iperimmune per il contrasto al Covid-19 e sulle problematiche di un’equa accessibilità alle cure e a un futuro vaccino a livello mondiale.

Rispetto alla presunta mutazione del Nuovo Coronavirus e al successo di un eventuale vaccino

 il professor De Donno spiega: «Il virus non lo conosciamo, è un virus mutante, anche se molti virologi dicono che non lo è. È un virus che ci frega, è un virus che non sappiamo bene che tipo di immunità noi andiamo a sviluppare, non sappiamo se tra un mese o un mese e mezzo chi è guarito avrà ancora degli anticorpi neutralizzanti. Dai primi dati che abbiamo, sembra che l’immunità contro questo virus decada molto velocemente e i pazienti che non sviluppano anticorpi contro questo virus, anche se li vacciniamo verosimilmente non svilupperanno immunità. Io non dico di no a priori al vaccino…».

Infine, replicando alla diatriba sulla perdita di virulenza di Sars-CoV-2,

 il professor De Donno sottolinea: «Non abbiamo prove né nell’uno né nell’altro senso. C’è chi dice che perde virulenza questo virus, io non ci credo. Non abbiamo un virometro che ci dica che questo virus sta perdendo virulenza e secondo me l’atteggiamento che ha avuto il nostro virus non è identico a quello che abbiamo visto a Wuhan, quindi vuol dire che qualcosa di diverso c’è».

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