- Una delle parole più diffuse in questo momento nel settore moda è “Fake” , una semplice parola che tradotta significa contraffatto. Ma il suo significato va ben oltre, perché come già accennato qualche settimana fa, sulla mossa marketing del brand Diesel, oggi si parla molto di “Legal Fake”. Ma cosa si intende con queste ultime parole? La prima cosa che mi viene in mente associare per far capire il concetto è Supreme Italia, il caso forse più eclatante di questo fenomeno sempre più dilagante. Ma perché nell’era digitale, questo fenomeno è sempre più diffuso? Quando ero piccolo questa merce, si chiamava tarocca e non la vendevano i negozi, ma bensì il senegalese di turno, al massimo dieci anni fa la potevi vedere/acquistare su qualche sito e-commerce alle prime armi, ma adesso la possiamo acquistare spesso nei negozi, magari proprio in quello di fiducia. Questo fenomeno, a mio avviso, ma non solo, è spesso associato alla mal informazione, alla voglia di griffe, e magari anche a delle leggi che non tutelano al meglio i singoli brand. La colpa come dice mia nonna “ è come una bella donna”, il continuo della frase non la ricordo bene, quindi evito però a intuito, possiamo arrivare al senso. Supreme Italia , in particolare però è stata anche a mio avviso una mossa intelligente, perché i ragazzi del fake “Made in Barletta”, hanno individuato un brand molto conosciuto nel panorama streetwear (il brand Supreme di cui abbiamo parlato la scorsa settimana), ma non presente in Italia, e sfruttato al massimo le sue potenzialità, con colori e font simili, tale quasi da ingannare i più esperti e fedelissimi del brand.
Quindi dopo tutto ciò possiamo semplice concludere, che la moda del momento è un “Fake” o quasi, e siamo sicuri che parleremo presto di altri brand soggetti a questa nuova tendenza.
di Cristiano Gassani