MARCO CONFORTOLA: UN RITRATTO
Marco Confortola, tra le tante, possiede una particolare dote: saper leggere la montagna e presagirne i pericoli. E un’istintiva abilità nel trovare la soluzione più semplice, su una parete di roccia come sopra un ghiacciaio, coniugando praticità ed eleganza. Due qualità che trovano ragion d’essere nella consapevolezza del proprio talento e nella voglia immensa di condividerlo, mettendolo a disposizione di tutti.
Andare in montagna con Confortola, infatti, significa immergersi in un flusso impetuoso di vicende di vita vissuta, avventure salgariane, consigli pratici per migliorare la performancesenza mai rinunciare alla sicurezza, osservazioni cariche di entusiasmo su quello che accade nei dintorni. Fruscii, tonfi, fischi e cinguettii, bagliori di luce e ombre di nuvole, colori delle rocce e del ghiaccio, odori nell’aria, minime tracce lasciate sul terreno: per Confortola sono le parole di un vocabolario che conosce a menadito, voci che compongono messaggi e definiscono animali e piante, descrivono pericoli o spalancano opportunità.
In questi luoghi, Confortola sembra attribuire la stessa importanza a un passaggio di sesto grado e a un placido sentiero di fondovalle, a un ghiacciaio himalayano e a un pascolo sotto casa. È un uomo che s’infiamma, sia che parli degli ultimi tre 8.000 che gli mancano, sia che racconti i progetti di vita e lavoro di una famiglia dimalgari suoi amici.
Il mondo di Confortola è movimento continuo: di ghiacciai e rocce, di torrenti e frane, transumanza di animali e di uomini che salgono e scendono dalle montagne per lavoro, sport e passione, vortice di idee e progetti, spesso senza intervalli tra pensiero e azione.
Un canale da ripulire, un sentiero da sgombrare dalla neve, un libro nuovo da scrivere, una variante da trovare, mentre si studia un nuovo 8.000 o quando si è in parete, qualcosa di cui un amico rifugista potrebbe aver bisogno dopo una notte di neve.
Non a caso, quando nel 2008, di ritorno dalla vetta del K2, cerca invano le corde fisse per scendere verso il campo base più avanzato e capisce che qualcosa di tragico deve essere appena accaduto sotto di lui, non si perde d’animo: scava una buca nella neve e trascorre la notte cantando La Montanara per non addormentarsi, per non cedere al gelo e alla morte.
Perderà le dita dei piedi per necrosi da congelamento: gli dicono che forse camminerà zoppo per il resto dei suoi anni, gli suggeriscono uno psicologo per superare il trauma e, invece, Confortola affida la propria resurrezione a questo ragionamento: «la montagna non è stata affatto cattiva con me, mi ha accorciato i piedi ma mi ha lasciato la vita».
Quando gli amici arrivano in ospedale, lo trovano che gira in carrozzina per far coraggio agli altri ammalati. Confortola sta già pensando a come tornare in montagna: scarpe speciali per arrampicare, indumenti super-termici per riaffrontare il gelo delle altissime quote senza rimetterci altre parti dei piedi, nuove posture da studiare, equilibri fisici e mentali da cercare per poter di nuovo sciare, arrampicarsi sulle cascate di ghiaccio, attraversare i ghiacci eterni.
Questo, senza dimenticare la possibilità di riprendere in fretta il proprio lavoro di guida alpina internazionale accompagnando i clienti sulle cime valtellinesi, come altre attività pro bono, che considera privilegi e forse il solo modo per rendere alla montagna parte della gioia che la montagna gli dona da quando è nato. Il soccorso alpino e i compiti da custode della montagna: pulire sentieri, spalare neve e terra, rifornire i rifugi, difendere i diritti dei malgaricombattendo la cattiva politica e la burocrazia insensibile.
MARCO CONFORTOLA: IN NUMERI
Valfurva, 22 maggio 1971.
Guida Alpina dal 1993.
Maestro di sci dal 1995.
Membro del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico).
2001 parete nord Pizzo Tresero: discesa con gli sci;
2002 concatenamento 5 pareti nord: Pizzo Tresero, Pedranzini, Dosegu, San Matteo, Cadini;
2003 parete nord San Matteo: discesa con gli sci;
parete nord Ortles: prima ripetizione della discesa con gli sci;
2004 Everest (8.848 m) versante nord; primo valtellinese in vetta usando l’ossigeno negli ultimi 500 m;
2005 concatenamento 4 pareti nord: Ortles, Gran Zebrù, Piccolo Zebrù, Pizzo Tresero;
Shisha Pangma (cima centrale 8.008 m);
2006 Shisha Pangma (cima principale 8.027 m); raggiunta la vetta il 9 maggio;
Annapurna (8.091 m) versante nord; raggiunta la vetta il 12 ottobre;
2007 Cho Oyu (8.201 m); raggiunta la vetta il 5 maggio con una salita campo base-cima-campo base di 26 ore;
Broad Peak (8.047 m); raggiunta la vetta il 12 luglio insieme ad un nutrito gruppo di alpinisti;
2008 istallazione Stazione Meteo CNR EV-K2 al colle sud tra Everest e Lhotse;
K2 (8.611 m); raggiunta la vetta il 1º agosto;
2010 Lhotse (8.516 m); rinuncia a quota 7.991 m per problemi ai piedi;
2012 Dhaulagiri (8.167 m); senza raggiungere la vetta;
Manaslu (8.163 m); raggiunta la vetta, in coppia con lo sherpa Pasang;
2013 Lhotse (8.516 m); raggiunta la vetta il 21 maggio alle 9.00 del mattino;
2014 Kangchenjunga (8.586 m); rinuncia a circa 200 metri dalla vetta per problemi ai piedi;
2015 Dhaulagiri; dopo aver raggiunto il campo base, rinuncia a causa del terremoto del Nepal del 2015;
2016 Makalu; raggiunta la vetta il 23 maggio 2016;
2017 Dhaulagiri (8.167 m); raggiunta la vetta il 20 maggio;
2018 Kanchenjunga (8.586 m); a poche centinaia di metri dalla cima rinuncia all’ascesa per il troppo freddo;
2019 Gasherbrum II (8.035 m); raggiunta la vetta senza ossigeno il 18 luglio 2019.
Giorni di Ghiaccio. Agosto 2008. La tragedia del K2 Baldini Castoldi Dalai editore, 2009
Ricominciare Dalai editore, 2011
Cacciatore di ottomila Hoepli, 2018