Intervista ad Eman

Intervista concessa da Eman a Maria Vittoria Corasaniti

Da poco è uscita ‘Amen’ la tua nuova canzone, come nasce?

” ‘Skeggia’ il mio produttore mi inviò una base, già in me c’era l’ispirazione, dovevo solo avere l’input per farla uscire fuori, ecco con quella musica le cose sono emerse da sole ed anche in breve tempo. E’ forse uno dei pochi brani ad essere interamente ispirato, mi trovavo a vivere anche un periodo un po’ oscuro della mia vita, e il brano era una sorta di sfogo, ed ecco che nasce ‘Amen’.”

E’ la prima volta che in un video musicale, non si ha la paura di rappresentare una tematica abbastanza delicata e che tutti la mettono da parte, ossia la disabilità…

“Si, spesso si commette questo errore, è paradossale ma oggi si cerca di escluderla ancora di più, anche in un mondo maggiormente mediatico. E’ un po’ la pecca degli artisti odierni, i quali non vogliono schierarsi, non mi riferisco alla politica ma ad alcuni temi, su cui bisognerebbe soffermarsi di più.”

Rispetto alle altre canzoni, Amen presenta un genere musicale diverso?

“Si, è un processo iniziato da un po’ di tempo, pensa alla canzone ‘Il Mio Vizio’ le sonorità erano diverse da quelle che facevo, oppure ‘Insane’ ed altre, erano più diciamo elettroniche. Un processo consequenziale alla crescita e alla maturità personale, non dico che ho abbandonato alcune cose, ma che si sono evolute ed è il suono che ne è uscito. La particolarità di quanto è successo sta nel fatto che, la mia evoluzione è collegata anche a quella di Skeggia, si tratta di un lavoro a due, questo ci ha permesso di capirci e quindi a dare vita a tale suono. In Amen c’è la collaborazione anche di Fabrizio Ferraguzzo, penso che oltre ad esser giovanissimo è uno dei migliori produttori in Italia.”

Si percepisce un Eman più maturo, oltre che artisticamente parlando anche come persona…

“Le cose vanno di pari passo perché non ho mai cercato di costruirmi una vita parallela, quindi né un personaggio e né una maschera, ne deduci che non posso essere la stessa persona di 7-10 anni fa. Un uomo non può rimanere sempre uguale, credo che questo sia il periodo in cui con maturità riesco a capire, a modulare quello che faccio, nel senso che prima ero un po’ più vittima di quello che mi accadeva, ecco, oggi sono più consapevole di quello che avviene attorno a me. Diciamo che adesso adotto un criterio più assennato per affrontare le mie emozioni.”

Non per tutti l’eta anagrafica corrisponde con quella mentale, non trovi?

“E’ vero capita spesso, personalmente mi viene difficile, certo posso riprendere alcuni pensieri, ricordi legati al passato, come ad esempio una storia d’amore. Ovviamente sono emozioni molto più vive, più coinvolgenti rispetto a quelle che uno può vivere crescendo, un po’ per le situazioni che si vengono a creare, un po’ perché si era più spensierati e si aveva uno stile di vita differente. Oggi come oggi ho voglia di comunicare quello che ho capito, trasmettere il mio pensiero più maturo.”

Ritorniamo al brano Amen, hai affermato che l’ispirazione è stata dettata, da un malessere generale, ci dai delle delucidazioni?

“Si, però vorrei chiarire che nonostante si possa percepire uno stato di malessere, in realtà si vuole trasmettere un pensiero abbastanza positivo, Amen parla della consapevolezza di identificare la propria identità e accettarla. E’ come se una persona in tutta tranquillità stesse dicendo: “Ok io sono questo, io ho questa personalità, se a te non va bene, non fa nulla”. E’ un messaggio molto importante per chi deve confrontarsi e prendere delle scelte, soprattutto in un mondo come quello odierno, in cui i miei coetanei si ritrovano ad aver terminato gli studi, senza poi poter svolgere la professione, oppure ancor peggio essere senza un lavoro. Ecco la cognizione di essere un individuo che ha compiuto un miglioramento, di aver capito, accettato gli sbagli e di aver trovato il modo per ripararli, è una condizione comunque di vittoria e di sviluppo.”

E’ molto forte la frase:”Se non do il mio meglio puoi uccidermi”…

“Si un po’ perché riprende un concetto filosofico secondo il quale i figli debbano sempre rinnegare i padri, per superare alcuni limiti, ed è vero penso che in Calabria ancor di più dobbiamo liberarci da alcune ancore che abbiamo un po’ per genetica, un po’ per lo stile di vita che appartiene al Sud in generale. Penso che sia giunta l’ora di non commettere gli errori dei nostri padri e dei nostri nonni; avere il coraggio di rivolgerci ai nostri padri dicendo “Se secondo te non do il mio meglio puoi uccidermi”, ovviamente in senso figurato, il messaggio subliminale è:”Ho dato il mio meglio e non potresti farlo”.

Come nasce l’idea del video?

“Mi è stato presentato un progetto da Mauro Russo, abbiamo lavorato su l’idea espressa in esso, ossia quella di rendere un po’ poetica la figura del fotografo, il quale visitando vari posti, vede queste scene che di per sé sembrano tristi, ma non abbiamo nessuna certezza che lo siano, la particolarità del video sta proprio nell’incertezza di sapere se il mondo vero sia quello ritratto nella foto o quello che lui ha visto. Affronta delle tematiche come la disabilità, la violenza sulle donne, la droga, la prostituzione, la povertà, i soggetti però poi vengono rappresentati in pose diverse, per ricordare che un individuo non può essere giudicato solo in base all’apparenza, poiché non conosciamo la sua storia. Inoltre come ti ho già detto prima, mi interessa focalizzarmi su alcune tematiche sociali, è molto importante farlo, occorre parlarne.”

Crearsi un’idea in base all’immagine di una persona, può non corrispondere alla realtà, questo accade perché come dicevi anche tu, alcune volte la visione delle cose è un’alterazione, conforme a ciò che vorremmo vedere?

“Vero purtroppo è così, nel mondo di oggi la nostra attenzione è focalizzata più o meno solo sull’immagine delle persone o delle cose, non cerchiamo di andare fino in fondo, né di avere un confronto. E’ un mondo che corre, che è pieno di informazioni però non da il tempo per soffermarci a riflettere, ad approfondire le relazioni umane,m quindi di andare oltre all’apparenza.”

Amen è o sarà il singolo di un album?

“Amen è il singolo che da il nome all’album che uscirà a breve, è stata una fatica ercoliana, la sua produzione è durata un po’ di tempo per svariati motivi, sono accadute tantissime cose. Amen ha 2 anni e mezzo, è stata anche proposta per Sanremo, malgrado l’esito noi non ci siamo fatti scoraggiare. Nonostante tutto il tempo trascorso, siamo contenti per il risultato ottenuto ovvero le sue sonorità, a volte nel nostro lavoro occorre avere una pazienza infinita.”

Adesso sei in tournée?

“Diciamo che sono impegnato in una mini tournée, abbiamo intrapreso un progetto acustico composto da me e da 2 maestri della chitarra che sono Fabio e Daniele Greco. Con Daniele collaboro da molti anni, faceva parte dei ‘Fool’s Circle’ che era la mia band di supporto nei live. Insieme componiamo questo trio e proponiamo sia i miei brani, e sia rivisitazioni della musica italiana e internazionale tutto in chiave acustica, permettendoci di farci conoscere in un’altra ottica, ed inoltre di stare in un posto più piccolo e quindi a contatto con il nostro pubblico.”

Collabori spesso con artisti calabresi?

“Fabio e Daniele Greco sono calabresi, sono i chitarristi di musicisti come Massimo Di Cataldo e altri, generalmente collaboro con artisti calabresi, la Calabria è ricca di valenti musicisti. Ovviamente lavoro anche con artisti di altre regioni, la mia casa discografica è la Sony quindi è naturale, però nel momento in cui voglio trovare professionisti calabresi li trovo facilmente.Ho collaborato nell’ultimo nell’ultimo album di don Diego”

La tua passione per la musica come e quando nasce?

“A dirti la verità non vi è un periodo in cui non c’è stata, l’ho sempre avuta, ho sempre scritto al di là delle canzoni. Ricordo che quando ero molto più piccolo, mio fratello frequentava una scuola di chitarra, ed era molto geloso del suo strumento, quindi quando lui usciva io ne approfittavo per suonare di nascosto, così ho imparato autonomamente. Un giorno mi ha scoperto, io ero così preso a suonare e cantare tanto da non sentire il suo rientro, mi chiese dove e come avevo imparato e risposi da solo, da quel giorno quella chitarra diventò mia e lui non andò più a lezione.”

Le tue prime canzoni come sono nate?

“Ho una passione per le parole in generale, quelle concatenate, anche perché da piccolo ero affetto da una forte balbuzie, quindi avevo questo affetto per le frasi scritte, poiché sul foglio potevo esprimermi senza interruzioni, per la musica era ancora meglio in quanto potevo inserire delle melodie che mi permettevano di non balbettare. Mi piaceva di scrivere, leggere e canticchiare le mie canzoni, di imparare a suonare, così tutto si è fuso e ha dato vita ai miei brani. Ho avuto tanti gruppi di vario genere musicale, ho sempre amato tutta la musica, ho tanti album a casa, poi scoprendo il ‘Reggae’, la ‘Dancehall’, il ‘Dj Style’, molto vicini al ‘Rap’ però molto più melodico, ho capito che era il modo giusto per poter comunicare con la mia generazione. Parlare musicalmente con i giovani nello stesso stile di autori come De Andrè, sarebbe molto più complicato, trovato il sound giusto le canzoni sono nate in maniera spontanea. E’ stato un susseguirsi di eventi, abbiamo fondato un ‘Sound System’ con un mio amico, e abbiamo iniziato ad esibirci nelle feste, usavamo i vinili, mentre giravamo il disco cantavo sopra i miei brani. Il pubblico si è incrementato sempre di più, come anche le occasioni professionali, quando penso al passato mi rendo conto che abbiamo fatto tantissima strada, è stato duro però sono soddisfatto, faccio la cosa che mi piace, che mi viene più semplice fare, quindi non posso lamentarmi. Purtroppo però produrre la propria musica in Italia non è semplice, men che meno in Calabria, regione in cui per la vendita dei dischi c’è un buco nero, tutto’ ciò la rende poco appetibile per i produttori discografici. Chi investirebbe su un artista, di cui la sua terra non compra dischi? Ecco perché vorrei esortare i calabresi come me, ad essere cooperativi tra di noi, a darci una mano. “

Quali sono le tue emozioni che provi quando realizzi o canti una canzone?

“Quando realizzo o canto una canzone provo le stesse identiche emozioni, interpreto e quindi mi immedesimo in quello che sto andando a produrre o ad eseguire. Nel momento in cui leggo nei volti del mio pubblico, le loro sensazioni, mi commuovo anch’io.”

Forse perché nei tuoi brani rivivono un loro stato d’animo, un momento della loro vita?

“Penso proprio di si, infatti Eman è uno come loro, non ha i super poteri, è semplicemente bravo a fare questo, tu come tanti altri invece siete ferrati a fare altre cose che io non so fare. Il mio compito è fare le canzoni e cantarle, per far emozionare le persone.”

Il nome Eman da cosa e come nasce?

“E’ semplicemente il diminutivo del mio nome ossia Emanuele, nel tempo ho indagato sul significato di Eman, in lingua araba vuol dire ‘fede’, ed io effettivamente ho avuto fede nel senso che ho creduto in quello che ho fatto. Poi è carino il gioco di parole, Emanule- Eman, Eman- Amen il titolo del brano è l’anagramma del mio nome artistico.”

Al di fuori del contesto musicale, rispecchi molto Eman o Emanuele?

“Eman ed Emanuele si rispecchiano in tutto, non potrei vivere due vite parallele, non sono bravo in questo.”

Sembri un ragazzo molto semplice, nonostante il successo ed il fatto che lavori per una casa discografica come la Sony…

“Io penso che nella vita bisogna accettare tutto che ci capita, sia positive che negative, le cose vanno come devono andare, tutto quello che ti viene dato ti può essere tolto, ragion per cui non vedo il motivo che dovrebbe spingerci a cambiare in base alle fortune che uno ha. Allora dovremmo farlo anche per gli eventi sfortunati, quindi meglio essere e rimanere quello che si è, fare un passo alla volta, poi quello che viene viene, non ho mire di fama gloriosa, è arrivato tutto inaspettatamente, ovviamente ho creduto in quello che facevo ed ho fatto sacrifici, però occorre sempre ricordarsi da dove si è venuti e da dove si è partiti.”

Vivi a Catanzaro?

“Mi divido abilmente direi tra Catanzaro Roma e Milano, diciamo che mi reco su quando ho qualche impegno artistico. Lo studio di registrazione a cui mi appoggio si trova Cosenza. le voci del mio album sono state registrate lì.”

Nelle tue parole si avverte l’amore per la tua terra o mi sbaglio?

“Assolutamente si, amo tutta la mia terra da cima a fondo.”

I tuoi genitori ti hanno sempre sostenuto?

“I miei genitori mi hanno sempre sostenuto in una serie di progetti, sicuramente per loro non è stato semplice accettare la decisione di abbandonare gli studi università di ingegneria, per intraprendere la carriera di musicista.”

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