“Il sogno di Martin Luther King Jr non è ancora realizzato”.
A dirlo – solo pochi giorni fa in occasione delle celebrazioni per il compleanno del leader dei diritti civili, assassinato a Memphis il 4 aprile del 1968 – è stato il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden che è intervenuto alla cerimonia tenuta alla Ebenezer Church, la chiesa battista di Atlanta, Georgia, nella quale King ha lavorato come pastore per molti anni della sua vita.
Il concetto ripetuto da Biden è lo stesso alla base della biografia di Martin Luther King Jr “I Have a Dream”, edita da Diarkos e scritta dal giornalista e scrittore Paolo Borgognone. Il volume ripercorre la vicenda umana e politica del Reverendo partendo proprio da quella prima, vincente, battaglia per la desegregazione degli autobus a Montgomery, Alabama, dove King era pastore nel 1955. La storia prende il via, come noto, dal rifiuto di Rosa Parks, una sarta attivista per i diritti degli afroamericani, di cedere il posto a un bianco sul mezzo pubblico, di ritorno dal lavoro. Grazie all’impegno e alle intuizioni dell’allora appena 26enne ministro battista, la protesta di una singola persona si trasforma in un movimento di massa che non solo vince – con la pronuncia della Corte Suprema dell’anno successivo che dichiara incostituzionale la segregazione sui mezzi di trasporto – ma soprattutto si trasforma in un inarrestabile sforzo di un’intera comunità per abbattere ingiustizie e pregiudizi.
Il libro di Borgognone ripercorre la carriera del Reverendo, toccando tutte le principali battaglie nelle quali si è impegnato negli anni successivi a Montgomery: da quelle a fianco dei ragazzi che chiedevano la fine della segregazione nei ristoranti e nei bar agli sforzi per il riconoscimento per tutti dei diritti costituzionali e di voto, senza dimenticare l’opposizione allo sforzo militare americano in Vietnam e una maggiore attenzione nei confronti dei meno abbienti, spesso dimenticati nei loro ghetti. Il tutto costellato di successi – basti pensare all’incredibile partecipazione alla marcia di Washington “per il lavoro e la libertà” del 28 agosto 1963 nel corso della quale King pronunciò il celebre discorso “I Have a Dream” – ma anche di contrasti, con i 29 arresti subiti, le aggressioni, le intimidazioni e le minacce. Un’opposizione che non fermò King – premio Nobel per la Pace nel 1964 – neanche nel 1968 quando si recò a Memphis per sostenere lo sciopero dei netturbini della città che chiedevano maggiori tutele sul lavoro: una presenza che gli costò, quel giorno d’aprile di 55 anni fa, di esporsi alla pallottola di un killer, james Earl Ray, appostato di fronte al suo quartier generale, al Lorraine Hotel dove il pasto trovo la morte.
La missione e l’impegno per combattere le diseguaglianze e le ingiustizie, ma anche per una pace vera che sia il punto di partenza per costruire un mondo migliore e con maggiori opportunità per tutti, è alla base dello sforzo di Martin Luther King Jr e il racconto della sua vita di Borgognone ce ne restituisce un quadro dettagliato e preciso. Ancora più importante oggi quando – come purtroppo sappiamo dalla cronaca – questi problemi sono tuttora presenti nella società a livello globale e rappresentano una minaccia concreta a quel “diritto alla ricerca della felicità” che i Padri fondatori degli Stati Uniti hanno messo per iscritto nella loro Costituzione e che riguardano tutti noi, a prescindere dal luogo e dalla condizione di nascita.
Ilaria Solazzo