_MG_8925Nonostante sia scampata al disastro relativo alla sventura che ha colpito la  Costa Concordia un anno e mezzo fa,  Francesca Rettondini ci riprova ancora una volta. Infatti a Gennaio ripartiranno le riprese per la registrazione di “Professione Lookmaker”, il talent show che per la prima stagione è andato in onda su Vero tv. . A Il Corriere della Sera l’attrice e conduttrice televiviva ha raccontato in questo modo l’esperienza vissuta:

“Sono stata fortunata. Ma sì, dai, sono stata fortunata – spiega con la voce stanca – Vip de che? Ero sulla nave per lavorare… Siamo stati i più fortunati… perchè eravamo in sala da pranzo, quando è successo tutto. E i più fortunati perchè poi siamo usciti sul ponte 3, quello più vicino alla poppa, quindi più lontano dall’acqua. Mentre cenavamo la nave ha fatto come un balzo all’indietro. siamo caduti tutti, i tavoli si sono rovesciati, c’era sangue un po’ ovunque, perchè ci si tagliava con le stoviglie. Siamo usciti sul ponte e ci hanno subito fatto scendere le scialuppe”.
“Non sapevo cosa fare. Non c’era personale, ma non perchè non ci volessero aiutare. Sapevano che noi eravamo al sicuro e sono andati verso quelli in difficoltà. Sono stati bravissimi. Invece non ho capito l’atteggiamento del capitano. In tutto quel bailamme a un certo punto dagli altoparlanti ha detto che tutto era sotto controllo, di tornare nelle cabine. Io non ci capisco niente, di navi. Era la mia prima crociera. Ma non ho voluto muovermi da dov’ero. L’ho detto a tutti: “Da qui non mi sposto”. Tanti, invece, hanno seguito quel consiglio e non li abbiamo più visti”. Si è spostata solo per salire sulla scialuppa di salvataggio che l’ha portata a Porto Santo Stefano: “Vedevamo la gente che urlava, che piangeva, che si buttava in acqua. Era la disperazione. Verso la parte che era inclinata dovevano decidere: o finivano sott’acqua o si gettavano. O morivano annegati o assiderati. Credo che ci siano diversi corpi nella nave. La sala macchina, le cucine… Era tutto sommerso… L’acqua era gelida…”.
Per fortuna per la splendida quarantaduenne veronese,  è arrivato il lieto fine, e nonostante i lavori dell’ultimo mese  per raddrizzare la nave da crociera arenata al largo dell’Isola del giglio, al momento rimane il pensiero per le sei vittime e i quindici dispersi.

Francesca prossimamente tornerai per la seconda volta al timone del programma “Professione look maker”. 

È un programma innovativo sul fronte dell’immagine della persona. Infatti abbiamo iniziato le selezioni per trovare appunto la figura di un look maker, il quale ha il compito di vestire un personaggio, di truccarsi,  da dei consigli sul modo di comportarsi. E’ proprio da questo concetto che nasce l’idea di creare un format in cui non si cerca  un semplice parrucchiere ma un vero proprio visagista, insomma l’erede di nomi affermati come quello italiano di Diego Dalla Palma.

Qual è il prototipo di stile che più ami?

L’immagine oggi giorno conta tanto in funzione a come ci si presenta agli altri, è sicuramente una marcia in più.  Io sono una persona che può andare ad acquistare in un mercatino, ma allo stesso tempo un capo di abbigliamento di alta moda. Io nel quotidiano vesto casual, ma punto molto sugli accessori.

Hai iniziato con la televisione nei primi anni novanta, per passare anche attraverso il cinema. Come si è evoluta Francesca Rettondini in questi diciotto anni di lavoro?

Mi reputo una lavoratrice dello spettacolo, perché ho sperimentato tante sfaccettature dell’arte. Sinceramente dopo aver fatto tante cose che mi sono piaciute posso dire che la recitazione ha svolto un ruolo importante per me, ma anche la presentazione mi piace molto, perché mi porta a contatto con le persone. È una crescita continua e costante quella che si sviluppa nell’arco degli anni.

Qual è la tua situazione sentimentale?

Provengo da un periodo di up&down sentimentale. In questo momento mi trovo in un periodo down, e in tutta onestà non mi va di pensare a quello che sarà, perché nella vita ho imparato che non c’è niente di sicuro. L’ho sperimentato proprio sulla mia pelle.

Ti riferisci a qualcosa in particolare?

Si può dedurre chiaramente che mi riferisco alla storia d’amore più importante della mia vita.

Sono trascorsi quasi dieci anni dalla morte di Alberto Castagna, tuo compagno. Come hai elaborato il lutto?

Penso che ognuno di noi abbia subito qualche lutto, e chiunque sa che è un ricordo che mi accompagna. Sicuramente col tempo passa la rabbia del distacco dalla persona amata, la rabbia mista a disperazione, però il ricordo quotidiano nei confronti di Alberto non mi abbandona mai.

 

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