La psicoterapeuta Margherita Spagnuolo Lobb ha analizzato il comportamento di Carlo Lissi, l’impiegato di 31 anni che ha ucciso moglie e figli a Motta Visconti. “Non è un pazzo né un folle. Somiglia più a un bambino viziato, il cui comportamento sviato è frutto della nostra società che forma individui sempre più anaffettivi e incapaci di provare emozioni. Esempio non di pazzia in senso stretto ma di un nuovo concetto di follia nato con il caso di Erika e Omar e al quale potrebbe appartenere anche il presunto assassino di Yara Gambirasio” spiega l’esperta. “Fino a poco tempo fa il concetto di pazzia aveva canoni precisi: era pazzo colui che sentiva strane voci, aveva deliri o allucinazioni. Oggi non è più così e ci chiediamo se il folle non sia piuttosto chi compie un gesto come quello di Lissi, che stermina la famiglia e poi va a guardare la partita come se nulla fosse”. “Carlo Lissi, dunque, è l’esempio di un nuovo concetto di follia che si sta facendo strada nella nostra società: il distacco dalle emozioni e l’incapacità di provare sentimenti portano l’individuo a legittimare anche l’omicidio. “Ricordate il caso di Erika e Omar, i due fidanzatini di Novi Ligure che nel 2001 uccisero a sangue freddo mamma e fratello di lei e poi si comportarono come se nulla fosse accaduto? È con quel caso di cronaca che nascono i nuovi folli della società moderna: non solo i due ragazzi riescono a uccidere non provando emozioni, ma durante gli anni di carcere ricevono lettere e incoraggiamenti da parte di adolescenti che dicono di ammirare il loro gesto. Da allora è un susseguirsi di omicidi simili”.