Questo nuovo riconoscimento si aggiunge a quelli già ottenuti negli anni, dalla Dieta Mediterranea all’arte dei pizzaioli napoletani, dalla transumanza alla cerca del tartufo, componendo un mosaico che consacra il Belpaese come culla globale del “mangiare all’italiana”, inteso non solo come piatto, ma come stile di vita, rito sociale e memoria collettiva.

Secondo l’UNESCO, la cucina italiana è un “sistema culturale complesso” fatto di biodiversità agricola, saperi artigianali, convivialità familiare e rispetto del territorio: un intreccio di gesti ripetuti da generazioni – impastare il pane, tirare la sfoglia, raccogliere le olive, preparare il sugo della domenica – che tiene insieme paesi, dialetti e paesaggi diversi sotto un’unica identità gustativa. La Dieta Mediterranea, iscritta dal 2010 nella Lista del Patrimonio Immateriale e condivisa con altri Paesi del bacino, ne rappresenta il cuore salutare: un equilibrio tra cereali, legumi, verdure, olio extravergine d’oliva, pesce e poca carne, riconosciuto dalla scienza come modello di longevità e prevenzione, oltre che di sostenibilità ambientale.

Questo patrimonio non è solo simbolico: muove una parte enorme dell’economia italiana. La tradizione enogastronomica è ormai uno dei pilastri del turismo: nel 2024 la sola cucina italiana nel mondo ha generato un valore complessivo di centinaia di miliardi di euro tra ristorazione, export e filiere collegate, mentre il turismo enogastronomico vale da solo oltre 9 miliardi nei primi mesi del 2025, con prospettive di crescita ulteriore dopo il sigillo UNESCO. Le stime parlano di un possibile incremento fino all’8% dei flussi turistici in due anni, pari a circa 18 milioni di pernottamenti aggiuntivi, segno che chi sceglie l’Italia lo fa sempre più “per la tavola” tanto quanto per musei e paesaggi.

Definire l’Italia “patrio nido UNESCO per il cibo” significa dunque riconoscere che qui il cibo è cultura tanto quanto l’arte rinascimentale o i siti archeologici: un bene da proteggere, tramandare e innovare con responsabilità. In un piatto di pasta al pomodoro, in una pizza napoletana, in un pranzo contadino di legumi e pane si ritrovano il lavoro dei campi, la sapienza delle nonne, l’ingegno dei cuochi contemporanei e il desiderio, profondamente italiano, di trasformare ogni pasto in un atto di condivisione: è questo intreccio di gusto, memoria e comunità che l’UNESCO oggi tutela, e che rende l’Italia la casa simbolica del buon cibo nel mondo.

Nicola Pepe, il vincitore italiano del programma Hell’s Kitchen Italia ha dichiarato dall’Australia dove risiede da oltre un anno:

“In qualità di italiano, sono estremamente emozionato per la celebrazione della cucina italiana come patrimonio dell’umanità UNESCO. Questa vittoria non rappresenta solo un riconoscimento gastronomico, ma si fa portavoce di una tradizione che ha radici profonde nella nostra cultura. La cucina italiana non significa solo buon cibo; è un vero e proprio viaggio attraverso la nostra storia, le nostre tradizioni e il nostro modo di vivere in famiglia e comunità.

Ogni piatto racconta una storia, ogni ingrediente evoca ricordi di momenti condivisi attorno a una tavola imbandita. Questo riconoscimento ci permette di portare la nostra cucina nel mondo intero, facendoci apprezzare per ciò che siamo: un popolo che celebra la convivialità e la bellezza della condivisione.

Infine, voglio sottolineare un pensiero che mi sta particolarmente a cuore: “In tavola non ci sarà mai la guerra.La cucina è un linguaggio universale che unisce le persone, un invito a costruire ponti piuttosto che muri, ed è questo il vero significato della nostra tradizione culinaria.”

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