Firenze 5 novembre 2020 – Chi non ha mai sognato di essere l’agente segreto uscito dalla penna di Ian Fleming? Io sicuramente si.
La trama avvincente dei film di 007 erano accompagnati dal fascino, carisma, sensualità e chi ne ha più ne metta, di Sean Connery, l’attore scozzese scomparso da pochi giorni, a 90 anni. Il miglior agente segreto in assoluto, ma ha interpretato anche altri diversi film di successo tra cui Highlander nel 1986, Indiana Jones e l’ultima crociata nel 1989, anche se dopo le pellicole dove interpretava 007, il mio film preferito è The Untouchables – Gli intoccabili del 1987, dove interpreta l’incorruttibile poliziotto irlandese Jimmy Malone, grazie al quale vinse l’Oscar per miglior attore non protagonista e un Golden Globe per il miglior attore non protagonista. Nel 2003 l’attore dopo aver interpretato Allan Quatermain, in La leggenda degli uomini straordinari si ritira dalle scene, dopo una carriera cosparsa di successi.
Ma la vera e propria consacrazione che piaccia oppure no, è nel 1986 quando interpreta il monaco enigmatico ma razionale del film Il nome della Rosa, di Jean-Jacques Annaud, tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Eco.
Riservato, molto riservato oseremmo dire, Sean Connery orgoglioso della sua Scozia, la decantava in molte delle sue interviste assieme al suo amore per l’ambiente.
Se ne va una leggenda del cinema e di stile insomma, che ha influenzato diverse generazioni, ma soprattutto che mi ha fatto scoprire la Coppetta Martini. Infatti è celebre la scena dell’agente 007, che in un casinò francese fa il suo ordine al barman: “Martini secco, in un calice da champagne. Tre parti di Gordon, una di vodka, mezza di Kina Lillet. Scuotere bene finché è ben ghiacciato, poi aggiungere una scorza di limone lunga e sottile”, e dalla prima volta che vidi questa scena fu subito amore per questo cocktail.
Negli ultimi giorni ho riguardato spesso molte delle pellicole che ha interpretato Connery divenuto anche Sir, nei primi anni 2000, e posso affermare che per me e molte altre persone rimarrà un’icona e per lui come altre di cui parleremo nelle prossime settimane vale la frase Legends Never Die.
di Cristiano Gassani