Sanremo 2026 si prepara a essere un Festival di forte contaminazione, dove generazioni, linguaggi e mondi musicali diversi convergono sul palco dell’Ariston sotto la direzione artistica di Carlo Conti. La 76esima edizione, in programma dal 24 al 28 febbraio, porta in gara ben 30 Big, confermando il format “allargato” e un cast che punta su ritorni illustri, coppie inedite e nuove voci dell’urban e del pop contemporaneo.
Un cast tra ritorni e sorprese
Il colpo d’occhio sulla lista dei Big mostra una forte attenzione agli equilibri: accanto alle icone della canzone italiana troviamo nomi che parlano ai pubblici più giovani, passando per un’area “di mezzo” fatta di cantautori e artisti già rodati ma ancora in piena evoluzione.
Tra i ritorni più attesi spiccano Ermal Meta, Raf, Arisa, Malika Ayane, Francesco Renga e Levante, protagonisti di passate stagioni sanremesi che tornano con nuovi progetti discografici e la responsabilità di confermare la propria credibilità artistica. A farli da contraltare ci sono figure amatissime dal mainstream come Fedez, in gara in coppia con Marco Masini, e J-Ax, per un Sanremo che strizza l’occhio al pop televisivo e alle dinamiche social.
Urban, pop e band: i nuovi linguaggi
Sanremo 2026 consolida l’apertura all’urban e alle nuove tendenze, con una pattuglia di nomi che racconta la scena rap e trap italiana: Samurai Jay, Nayt, Tredici Pietro e Sayf portano su palco codici sonori e narrativi distanti dal sanremese tradizionale, ma ormai centrali nel consumo musicale delle nuove generazioni. Sul fronte pop più radiofonico spiccano Tommaso Paradiso, Mara Sattei, Elettra Lamborghini, Michele Bravi, Leo Gassmann e Chiello, pronti a contendersi gli airplay e le playlist digitali.
Non mancano le band e i progetti collettivi: le Bambole di Pezza aggiungono una vena più rock e punk, mentre il duo Maria Antonietta & Colombre porta il cantautorato alternativo all’interno del contesto nazional-popolare dell’Ariston. LDA e Aka7even, insieme in gara, rappresentano quella generazione di artisti cresciuta tra talent e streaming, ormai stabilmente integrata nel sistema Sanremo.
Le grandi icone sul palco
Uno degli elementi di maggiore fascino del cast 2026 è la presenza di vere e proprie icone della musica italiana. Patty Pravo torna ancora una volta sul palco che ha contribuito a renderla mito, con un’attesa mediatica che va oltre la singola canzone e investe il valore simbolico della sua figura. Accanto a lei si muovono artisti di lungo corso come Raf e Enrico Nigiotti, chiamati a dialogare con un pubblico che li conosce già ma si aspetta una svolta, una rilettura o una conferma del loro percorso.
La scelta di Carlo Conti appare chiara: costruire un racconto musicale dove la memoria del Festival e la sua “storia” non vengono sacrificate, ma messe in dialogo con le nuove forme espressive. Fedez con Masini è l’emblema di questo incrocio tra epoche diverse, così come la convivenza di J-Ax e di nomi emergenti dell’urban, dentro un’unica narrazione.
Un Sanremo “variegato” e competitivo
Conti ha definito il cast “variegato”, e i numeri gli danno ragione: 30 artisti in gara, più 4 Nuove Proposte selezionate tra Sanremo Giovani e Area Sanremo, compongono un mosaico competitivo dove è difficile individuare da subito un solo favorito. Tra i cantautori di nuova generazione spiccano Fulminacci e Ditonellapiaga, sempre più riconosciuti come voci autoriali capaci di muoversi tra indie e pop senza perdere identità.
La sensazione è quella di un Festival costruito per funzionare su più piani: televisivo, social, radiofonico e live. Da un lato, i grandi nomi garantiscono attenzione e discussione; dall’altro, i debutti e le proposte urban promettono freschezza e potenziale virale. Sanremo 2026, almeno sulla carta, sembra quindi un’edizione pensata per tenere insieme pubblico generalista e nuove generazioni, con una line-up che punta più sulla pluralità dei linguaggi che sulla presenza di un “super-ospite” in gara.