Lei si chiama Claudia Crisafio ed è una delle giovani scommesse del cinema italiano. Un’attrice profonda, intima, delicata che soffre il distacco da se stessa quando si immerge nel suo alter ego: il personaggio che interpreta quando è in scena. Ottenuto il Premio come miglior attrice per la sua interpretazione nel cortometraggio di Liliana Eritrei “Io sono qui”, la Crisafio era per la prima volta davanti alla macchina da presa, ed con la sua sensibilità ha reso ancor più intenso il lavoro della regista. Fino a Marzo è stata impegnata nella turnèe teatrale “Tela del ragno” di Agatha Christie per la regia di Stefano Messina che sarà replicato a Roma a dicembre 2014 fino a gennaio 2015, mentre per la prossima estate la vedremo impegnata sempre a teatro nel monologo “Cara utopia”.
Claudia nel corto “Io sono qui” di Liliana Eritrei sei stata per la prima volta davanti ad una macchina da presa. Che cosa cambia per un attrice che per anni ha recitato solo in teatro?
Il lavoro è molto diverso. Dopo tanti anni di teatro devo ammettere che lo trovo molto stimolante. Sei più attento ai dettagli, allo sguardo, gli occhi sono fondamentali, non puoi fingere, devi esserci e sentire e vedere ogni cosa che stai vivendo, perché la macchina da presa si accorge subito se stai mentendo! Mentre in teatro la distanza che c’è tra la platea e il palcoscenico ti permette di giocare su altri elementi, di esprimere le emozioni più con il corpo, di usare la parola anche in maniera diversa, portando la voce per farti sentire fino all’ultima fila.
La tua interpretazione nel corto ha convinto molti addetti ai lavori tanto da esserti giudicata un premio al Festival internazionale del corto, Tulipani di seta nera. Ti aspettavi tale consenso di pubblico e di critica?
Sinceramente non me l’aspettavo proprio! Ho fatto questo lavoro con grande determinazione spinta dal desiderio forte di raccontare una storia, il rapporto di una donna con suo figlio, scoprendo per la prima volta il linguaggio cinematografico. Ero in scena a teatro quando l’ho saputo! Recitavo in “La tela del ragno” con la regia di Stefano Messina, che replicheremo anche il prossimo inverno a Roma, durante le feste di Natale. L’esperienza al Festival Tulipani di seta nera è stata fantastica, è davvero un grande Festival, non lo conoscevo ma ne sono rimasta entusiasta sia per l’organizzazione che per le persone che ci lavorano.
Hai firmato insieme alla regista del corto, Liliana Eritrei, la sceneggiatura di “Io sono qui”. È probabile che questo tuo coinvolgimento attivo abbia influenzato la tua interpretazione nel corto?
Sicuramente ha influenzato il fatto che credevo profondamente in questa storia, che è ispirata a fatti e persone vere. Mi piace partire da temi sociali importanti e portarli in teatro o al cinema.
Il corto è stato anche selezionato tra i finalisti del Riff. Quali altri premi hai ricevuto in quell’occasione?
Il Riff è diventato un Festival di altissimo livello, quindi per noi è stato già un grande premio essere stati selezionati tra i pochi finalisti italiani. Le critiche sono state più che buone, ma per noi è stato davvero un esordio tra tanti bravissimi professionisti.
Che cosa ha in comune con te il personaggio che interpreti nel corto “Io sono qui” ?
Giulia è una donna che inizialmente si è chiusa di fronte alla sofferenza e questo ci accomuna molto, per essere forte si è distaccata da tutto e da tutti. Per fortuna si riprende in tempo di fronte all’amore di un figlio. Io non sono mamma, ma ho cercato di lavorare sul sentimento di amore e su tutte le sue sfumature e c’è molto di Claudia.
Che valore aggiunto si ha nel lavorare con Liliana Eritrei?
Lavorare con Liliana è stato molto importante, perché lei è anche attrice e acting coach, quindi ha un’attenzione diversa sull’ attore e sulle sue potenzialità, rispetto ad altri registi.
Ti sei formata all’Accademia Teatrale Silvio D’amico, dalla quale sono usciti i più grandi attori che hanno caratterizzato la scena del cinema italiano del dopo guerra. Che cosa è cambiato da allora rispetto al panorama contemporaneo?
Molte cose sono cambiate. La recitazione è cambiata, le storie, il bagaglio culturale. Il lavoro è cambiato, è più complicato, ci sono più scuole e più teatri e quindi maggiore scelta e concorrenza. Bisogna essere molto forti e preparati per resistere in questo panorama contemporaneo.
C’è un attrice alla quale ispiri la tua formazione artistica?
Ci sono due attrici italiane che amo moltissimo che sono Anna Magnani e Monica Vitti, le loro biografie e carriere mi hanno ispirato tanto, ma sono lontana anni luce! Spero di avere anche solo un briciolo del loro talento e delle occasioni che hanno avuto nelle loro splendide carriere artistiche.
Quali sono i tuoi impegni attualmente in teatro?
Attualmente sto provando il monologo teatrale “Cara utopia”per la regia di Marianna Di Mauro, scritto da Maria Teresa Berardelli, che ha vinto una residenza con l’A.T.C.L. e debutterà questa estate al Festival di Rieti.
Che ruolo interpreti?
Sono molto agitata perché dovrò invecchiarmi di 40 anni e parlare in un linguaggio nuovo, un incrocio di vari dialetti, e allo stesso tempo dovrò essere credibile!! E’ una bella sfida per un’attrice e sono molto felice di poter lavorare su un personaggio così naif e sognatore, ma con una storia invece molto dura alle spalle. Sarà una nuova magnifica avventura.
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