Roma – Si sono svolte lo scorso 2 giugno le commemorazioni, della nascita della Repubblica Italiana. Settantadue anni di storia, costellati dal progresso di dare ad ogni persona la propria “libertà”.
Scandita da scelte di cambiamento che tra monarchia e repubblica, vide proclamare l’Italia una repubblica. Evidenziando parità di diritti tra uomini e donne. La ricorrenza del 2 giugno 1946 oggi più di ieri ci scuote, portandoci alla mente un avvenimento importante, segnato in ambito sociale e politico per le donne che in quell’anno ebbero diritto al voto. Festa dell’unità, ma ancor di più una data importante, per rimuovere piccoli e grandi pregiudizi, che ruotano intorno alle donne. I diritti delle donne, di cui oggi noi siamo abituate a pensare come diritti “naturali”, hanno segnato la storia per molto tempo, segnando non solo un’utopia per qualche sognatrice ribelle.
A loro, al diritto acquisito in quell’anno unitamente al loro esempio, che le nuove generazioni devono mirare. Traendo l’instancabile insegnamento della consapevolezza, determinazione a non arrendersi mai, nel portare avanti nuove battaglie. Evidenziate e sancite dall’articolo 3 della costituzione Italiana che dichiara che: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono legati davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Il look down che a causa del covid-19 ha paralizzato l’Italia intera, possa trovare slanci nuovi, da radice storiche della repubblica italiana, per progredire sempre più.
Essa rappresenta per il popolo Italiano bellezza, intelligenze, fortezza e solidarietà.
Maria Rosaria Ricci