Cosa vuol dire genderless oppure agender?
È un termine attuale per definire quel genere che una volta veniva chiamato unisex?!
Apparentemente il significato potrebbe sembrare lo stesso, ma nella sostanza in realtà il concetto cambia e si evolve, abbracciando il tema della fluidità di genere. Cioè un capo, un accessorio o anche un oggetto che se indossato non è legato ad alcun gender predefinito. Scopriamo di più facendo alcuni esempi applicati alla moda:
Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci e artefice degli strabilianti look di Achille Lauro nelle sue performance sanremesi, è stato tra i primi ad aprire le porte a questa nuova visione delle forme. Già dal 2015, in passerella ha lasciato sfilare ragazzi efebici con abbigliamento decisamente genderless.
Sulle passerelle delle varie fashion week si intercettano già da tempo i segnali di questa nuova fluidità estetica. Durante l’edizione 2019 della NYFW aveva sfilato la prima collezione “no gender” creata dallo stilista Mi Leggett. Nel 2020/21 sono in aumento i brand che puntano sull’agender, da Official Rebrand a Ka Wa Key, etichetta londinese di moda fluida disegnata dal duo di stilisti anglo-finlandesi Key Chow e Jarno Leppanen. Lo stile agender si era visto anche a Firenze al recente Pitti Uomo con la sfilata di Telfar, uno degli ospiti d’onore dell’ultima edizione. Successivamente la sfilata Random Identities di Stefano Pilati (sempre per Pitti) dove il designer riflette sui concetti di genere e identità, anche al di fuori dei confini della dimensione strettamente legata al vestire.
Il termine è quasi unicamente utilizzato nel linguaggio della moda, ma ci sono delle eccezioni: sempre il cantante Achille Lauro a Sanremo 2020 ha dato un esempio di look genderless, creato appositamente per lui da Gucci, non indifferente, passando da una tutina attillata a impersonare la Regina Elisabetta Tudor.
La sensibilità cambia. Infatti, non si tratta più di anticipare o seguire una tendenza, ma si tratta di mettere in campo un valore molto importante per la moda in generale, ovvero la libertà d’espressione.
Anche i brand low cost si adeguano alla tendenza genderless:
Viene messa in discussione le consuetudine di vestirsi e vivere rispettando codici prestabiliti, che non sempre sono sentiti come propri. Una visione tutta nuova del vivere la vita in libertà, per sentirsi davvero se stessi, anche indossando capi di abbigliamento non codificanti. Anche Zara ha introdotto la linea “Ungendered,” un’ulteriore segnale che sancisce questa operazione di annullamento dei codici sessuali. H&M ha realizzato invece una “agender”, che incorona lo stile “senza sesso” come uno dei capisaldi della moda contemporanea.
Si racconta quindi una visione di libertà decisamente attuale. Una tendenza che abbandona i riflettori per diventare un movimento sociale.
Questa presa di coscienza ha visto lo sdoganamento di top-model transgender, come Hari Nef e Valentina Sampaio che è stata scelta da Victoria’s Secret per presentare le sue collezioni. Una sempre maggiore contaminazione stilistica evidenza la libertà di identificarsi senza pregiudizi, senza codici prestampati.
Hank.
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