Due case-museo, una a Casarsa della Delizia in Friuli e l’altra a Roma nel quartiere di Rebibbia, sono ora aperte al pubblico, offrendo un’immersione unica nella sua opera, nei suoi pensieri e nella sua quotidianità.

Casa Colussi a Casarsa: le radici friulane del poeta

A Casarsa della Delizia, nel cuore del Friuli, sorge Casa Colussi, la dimora materna dove Pasolini trascorse infanzia e giovinezza. Sede del Centro Studi Pier Paolo Pasolini, la casa custodisce libri, foto, quadri e prime edizioni delle sue opere friulane, come quelle in dialetto casarsese. Aperta con orari dedicati (da martedì a domenica), ospita mostre, laboratori e itinerari culturali che esplorano il Pasolini contadino e poeta delle “primule e temporali”. Visitatori lodano l’atmosfera autentica, ideale per comprendere il suo legame con la terra friulana.

Casa Pasolini a Roma: l’appartamento della maturità letteraria

A Roma, in via Giovanni Tagliere 3 a Rebibbia, è stata inaugurata il 26 novembre 2025 Casa Pasolini, il primo appartamento affittato dal poeta nel 1951. Restituita al pubblico grazie a un intervento del Ministero della Cultura e alla donazione di Pietro Valsecchi, la casa è stata restaurata con arredi originali, adeguamenti impiantistici e una biblioteca tematica in crescita. Aperta gratuitamente da giovedì a domenica, propone visite guidate, incontri cinematografici, lezioni e attività in streaming, in dialogo con il territorio. Qui Pasolini scrisse Ragazzi di vita, immergendosi nella vita delle borgate romane.

Un patrimonio vivo per tutti

Queste aperture rappresentano un passo fondamentale per preservare la memoria di Pasolini. A Casarsa domina il Pasolini lirico e dialettale; a Rebibbia emerge l’autore impegnato socialmente. Entrambe le case-museo sono spazi dinamici, con iniziative per scuole, famiglie e appassionati, che trasformano la visita in un’esperienza formativa. Gratuite o a contributo minimo, sono accessibili tramite app e siti ufficiali, rendendo Pasolini vicino a nuove generazioni.

Visitare queste case significa non solo onorare un genio scomodo, ma rivivere l’Italia del dopoguerra attraverso i suoi occhi: poetici, critici e profondamente umani.

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