Non è una metafora: è Pitti Uomo, e con l’edizione numero 108 il capoluogo toscano ha indossato il suo abito migliore. Un evento che non è solo moda, ma un racconto energico.

A dare la carica a questa edizione è stato PITTI BIKES, tema ufficiale della manifestazione, che ha infuso dinamismo tra gli stand. Non una semplice strizzata d’occhio alla mobilità sostenibile, ma un vero e proprio racconto di stile su due ruote, culminato nell’evento speciale BECYCLE, tra biciclette d’autore e lifestyle urbano.

In questo scenario, 740 brand (di cui il 45% internazionali) hanno dato forma a collezioni capaci di raccontare il presente e immaginare il domani. È stato un incontro tra passato e futuro, sartorialità e performance, heritage e innovazione.

Passeggiando tra gli spazi espositivi, si respirava una raffinata sobrietà. I toni dominanti? Sabbia, ghiaccio, beige, cipria. Una palette naturale che ha vestito le silhouette morbide proposte da marchi come Brunello CucinelliKitonL.B.M.1911.

La sartoria classica resta la spina dorsale, ma viene contaminata: trench idrorepellenti, capispalla tecnici, giacche ibride e pantaloni destrutturati disegnano il nuovo guardaroba urbano. Brand come L’ImpermeabileBaracuta e Sun68 offrono una moda che sa essere elegante ma agile, adatta a una generazione in movimento.

Ogni edizione di Pitti ha un punto di grazia, e quest’anno è arrivato al tramonto, sulle colline sopra Firenze. Homme Plissé Issey Miyake ha presentato la sua collezione nel giardino della Villa Medicea della Petraia, trasformando la sfilata in un’esperienza quasi spirituale.

Tra giochi d’acqua, luce dorata e musica sospesa, i capi leggeri , nei toni del giallo pastello, rosso tenue e blu polvere, sembravano danzare. Era come assistere a una poesia visiva: la moda diventava movimento, respiro, emozione.

Tra i ritorni più attesi, Ellesse ha riportato in scena lo sportswear d’archivio, mentre Icecream, fondato da Pharrell Williams e Nigo, ha contaminato la scena con energia street e creatività pop. Da segnalare anche il 135° anniversario di U.S. Polo Assn., celebrato con una festa al Chiostro di Santa Maria Novella tra dj set, arte e la voce vibrante di Clara.

La moda, a Pitti, non vive solo sui manichini: si fa festa, celebrazione, incontro. E lo si è visto chiaramente anche nelle performance artistiche curate da Pietro Terzini, che ha unito grafica e riflessione con una leggerezza colta.

Pitti 108 ha ribadito il suo ruolo chiave come piattaforma internazionale per i talenti emergenti. Brand come Niccolò PasqualettiPost Archive Faction e Children of the Discordance hanno portato visioni inedite e personali, mostrando come la moda contemporanea viva di mescolanze culturali, linguaggi fluidi, identità ibride.

Quasi metà dei brand presenti arrivavano dall’estero, con una forte rappresentanza asiatica e americana. Un segno chiaro: Firenze resta crocevia globale per chi fa moda con ambizione, visione e cuore.

E poi c’ero io, tra quei corridoi scaldati dal sole e dalle lingue che si intrecciavano: inglese, francese, giapponese, italiano. Indossavo un outfit casual, scelto non tanto per seguire la tendenza quanto per sentirmi parte del flusso. Guardavo, annusavo, ascoltavo.

Ogni sguardo era uno scambio. Ogni stand, una piccola storia. E in quel battito collettivo, in quella bellezza quasi disarmante di Firenze che ti abbraccia anche quando è affollata, ho pensato: sì, la moda può ancora emozionare. Può ancora unire. Può ancora raccontare chi siamo, senza bisogno di parlare.

Pitti 108 ha lasciato una scia di bellezza e riflessione. Ha dimostrato che si può osare senza perdere le radici, che si può innovare rispettando la forma. È stata un’edizione che ha pedalato verso il futuro senza mai smettere di guardare il presente con cura.

E mentre si chiudevano gli stand e si spegnevano le luci sulla Fortezza, restava nell’aria quella sensazione rara: che la moda, per qualche giorno, abbia davvero avuto un’anima.

A CURA DI CRISTIANO GASSANI

PH: ALBINA SHOOTER

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