“Quarto Grado” – nella puntata in onda ieri sera, venerdì 17 aprile, su Retequattro – ha approfondito il caso dei tanti decessi per il Covid-19 registrati nella bergamasca e delle polmoniti ‘anomale’ diagnosticate in quella zona già nei mesi precedenti all’esplosione dell’epidemia.

In esclusiva ha quindi proposto un’intervista a Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri di Bergamo.

 

Lei pensa che da voi i casi siano stati precedenti al paziente 1 di Codogno?

«Non abbiamo nessuna base scientifica per dirlo con certezza ma abbiamo delle osservazioni dei medici di base che non hanno fatto tamponi, radiografie o tac da cui si possa dedurre certamente il quadro polmonare legato al Covid – 19. Sono persone che però hanno avuto lunghe storie di febbri e di difficoltà a riprendersi che con le polmoniti normali non succedono. Un fatto sicuro che bisogna dire è però quello riportato dal ‘Guardian’ il 13 marzo e che dice che il 17 novembre in Cina c’erano 266 pazienti già diagnosticati col Coronavirus. E da novembre alla fine di dicembre quante persone saranno venute in Italia dalla Cina e viceversa? Forse centinaia di migliaia. Anche ad Alzano alcuni medici hanno visto pazienti con polmoniti prima che scoppiasse tutto il focolaio. Poi c’è un’altra cosa interessante, prendiamo i morti di Nembro. Si può notare che ci sono molti più morti nel 2019- 2020 che non nel 2018-2019. Anche questo significa che c’è stata qualche malattia che non abbiamo saputo diagnosticare. La Cina ha detto con grandissimo ritardo dell’esistenza di questa epidemia ma io credo che quello che chiamiamo paziente 0 sia probabilmente il paziente 100, 200 o 300. Anche perché questa malattia decorre, nell’80% dei casi, negli asintomatici e quindi non si poteva in alcun modo sospettare che persone che stavano bene avessero questa malattia».

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