Chi di voi non ha mai avuto un paio di Dr. Martens? All’ inizio quando si acquista si presenta come una scarpa quasi immettibile, che piano piano si ammorbidisce, mi ricordo che quando andavo alle Scuole Medie, anche se dure come non ricordo cosa, nell’outfit di quasi tutti i ragazzi la Dr. Martens era rigorosamente nera oppure bordeaux, salvo qualcuno, ad esempio io, che optava anche a colori più accesi, abbinati all’ intramontabile bomber. Si sa la moda è sempre più ciclica e da qualche stagione anche Dr. Martens e bomber sono ritornati alla ribalta. Dopo lungo tempo che non acquistavo un paio di Dr Martens passeggiando per le vie di Camden Town, mi trovo davanti al negozio del brand, mi è venuto avvio acquistare un paio di queste scarpe a mio avviso intramontabili, ovviamente prese in un colore più sobrio.
Non semplici calzature, ma anfibi quindi, un evergreen, originariamente prodotte dalla R. Griggs & Co. di Wollaston, in Inghilterra.
Punk, ska, new waver, skinhead grunge, metallari, gothic, emo, sono alcune delle culture che hanno indossato questa calzatura iconica, caratterizzata da una particolare foggia e da una suola con cuscinetto d’aria.
Sviluppata da un medico tedesco, il dottor Klaus Maertens, come scarpa ortopedica in seguito ad un incidente ad un piede durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il suo massimo sviluppo si ebbe negli anni settanta quando nella Londra dei Clash e Sex Pistols, l’anfibio a 10 buchi era la scarpa per eccellenza della cultura skinhead, e da qui in poi divenne un must per tutti.
Una calzatura, la Dr Martens che ebbe una simile popolarità anche negli Stati Uniti agli inizi del anni novanta, grazie anche alla diffusione del genere musicale Grunge. Anche qua con il passare del tempo e il cambiamento delle culture sociali, questa scarpa che era stata per decenni un must ebbe un crollo abissale fino al suo rilancio qualche anno fa, ritornando un classico immancabile nel nostro armadio.
Di Cristiano Gassani