GLI SCONTRI TRA PALESTINA E ISRAELE E GLI ATTUALI SVILUPPI
Ormai al centro della cronaca mondiale il conflitto tra arabi e israeliani è diventato di interesse pubblico, definito il “Ring del mondo” dallo storico Yuval Noah Harari. Da sempre questi due popoli sono stati in lotta per accaparrarsi dei diritti sulla totalità di una terra che condividono da sempre ma in parti distinte , ovvero la Palestina. Parliamo di un territorio che nell’antichità era luogo di passaggio tra Medio Oriente ed Europa dunque sempre ambito a livello commerciale e strategico. Un luogo prevalentemente desertico in cui la città più importante è Gerusalemme, sacra per tutte le religioni monoteiste quali Cristianesimo, Islam ed Ebraismo nel cui centro dimora la storia insieme ai monumenti più importanti che rappresentano queste tre religioni abramitiche. Luogo che ha attirato da sempre l’attenzione delle più grandi potenze europee grazie alla presenza di ingenti risorse petrolifere. Hanno in comune molto più di ciò che li separa ed infatti quasi tutti i popoli che fanno parte della Palestina sono detti “semitici” ( discendenti da Sem figlio di Noè, il patriarca che scampò al diluvio Universale) e loro sono tra quelli. Fanno parte dei primi popoli insieme a Babilonesi, Assiri, Fenici la cui lingua talmente antica e a tratti simile é riconosciuta come lingua semitica. Proprio in base a questa nozione storica si può valutare come il termine ”antisemita ” ( derivante sempre da Sem ) ovvero l’odio incondizionato verso gli ebrei in realtà dovrebbe riguardare con la stessa enfasi il popolo arabo. Quest’ultimo fin dal settimo secolo dopo Cristo dall’Arabia Saudita ha espanso i suoi orizzonti e così la sua religione, affermandosi in diverse parti del mondo. Gli Ebrei invece hanno fatto sempre più fatica ad affermarsi come popolo senza mai una fissa dimora e sempre discriminati come durante la Shoah, il genocidio sotto la guida di una Germania Nazista che ha visto protagonista la morte di quasi sei milioni di Ebrei in cui l’Italia era alleata. Questo loro contrasto ha delle radici storiche profonde.
Il conflitto principale a larghe vedute tra Israele e gli Stati arabi ebbe luogo dal 1948, anno della proclamazione dello Stato di Israele, al 1973 a cui poi vedrà seguire diverse guerre arabo-israeliane tra cui la guerra del 1948, la guerra di Suez del 1956, la guerra dei sei giorni del 1967 e la guerra del Kippur del 1973. Un fattore che ha determinato la situazione israelo-palestinese è soprattutto una corrente di pensiero chiamata “Sionismo”. Il termine deriva da “Sion”, il monte dove è stato fondato il nucleo originario di Gerusalemme, città ambita da entrambi come capitale . Il sionismo nasce prima come ideologia da parte di Theodor Herlz ( scrittore, attivista , giornalista, avvocato ) e successivamente diffuso come movimento politico che sottolineava l’importanza che gli ebrei ritrovassero, dopo un lungo periodo di persecuzione e umiliazione, un proprio stato indipendente nel quale raggruppare tutti quegli ebrei dispersi nel mondo. E non a caso scelsero la Palestina. Con il dominio inglese il movimento crebbe a dismisura, appoggiato dagli stessi inglesi secondo i quali ogni ebreo avrebbe dovuto vivere in una legittima dimora. Si incrementò così il flusso di Ebrei ( Aliyah in ebraico) in Palestina finché il 29 Novembre del 1947 venne elaborato dall’UNSCOP il Piano di Partizione della Palestina con la costituzione di due stati indipendenti per poter garantire un territorio separato ad entrambi i popoli, approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nella Risoluzione 181. Purtroppo questo prevedeva che Gerusalemme rimanesse sotto il controllo internazionale, dunque come inclave dello Stato Arabo, ma il rifiuto da parte dei paesi arabi innescò la successiva guerra arabo-israeliana del 1948. Diversi accordi di pace sono stati stipulati , anche tra Israele e Egitto come tra Israele e Giordania, dove vediamo spostare il conflitto da arabo-israeliano con un maggiore spessore, a un più localizzato conflitto israelo-palestinese. Quest’ultimo ha caratterizzato una serie di scontri armati tra Israele e organizzazioni palestinesi come l’OLP e HAMAS: la guerra del Libano nel 1982, la prima e la seconda intifada e vari conflitti armati nella striscia di Gaza e nonostante gli accordi di Oslo del 1993 una vera e propria tregua tra i due popoli non è mai arrivata. Gli ennesimi ma recenti scontri sono il frutto di continue azioni da parte di estremisti ebrei che guidati da gruppi ben organizzati come il partito di Otzma e il movimento di Lehava, mirano a rimuovere le famiglie Palestinesi dalle loro abitazioni, per avanzare la conquista di una terra che per loro gli appartiene di diritto. Tutto questo si poggia su una legge che nel 1970 permise agli ebrei di fare causa ai palestinesi per proprietà che loro sostengono aver posseduto ancora prima della nascita di Israele, conosciuta come “la legge sulle questioni”.
Gerusalemme di fatto appartiene ad entrambe le fazioni dal 1949 dalla fine cioè della prima guerra che vinsero gli israeliani e dove venne stabilito che a questi sarebbe stata attribuita la parte Ovest mentre la parte Est sarebbe rimasta agli arabi. Tra queste due venne tracciato un confine , Green Line. Alla successiva Guerra dei sei giorni, vinta nuovamente da Israele , Gerusalemme Est finì sotto il controllo militare israeliano ma non venne riconosciuto dall’ ONU che lo considera sempre appartenere allo Stato della Palestina. Dopo diversi attacchi da parte degli arabi a difesa di una politica poco equilibrata che vede a favore lo sviluppo unico degli israeliani durante la seconda intifada , Israele per difendersi decide di costruire altre divisioni tra i territori , che andranno ben oltre la Green line e che saranno viste da parte dei palestinesi come un mero modo per accaparrarsi a piccoli pezzi un territorio che di fatto non gli appartiene. Il conflitto che ad oggi nasce anche a causa dalle proteste dei palestinesi di Gerusalemme Est nel quartiere palestinese di Sheikh Jarrah si è propagato ed è stato causa di disastri come a Gaza dove sono registrate, secondo il ministero della Sanità di Hamas, 227 vittime, di cui 65 bambini, 39 donne e circa 1.900 feriti. Scuole distrutte ed esami rinviati per i bambini, tutto per una guerra atavica, costretta ma che finalmente dopo undici giorni di lotta, razzi, morte e distruzione mediata da Nazioni Unite ed Egitto ha posato le sue armi e alle due di notte ( l’una italiana) è stato attivato il -Cessate-il-fuoco tra Israele e Hamas, grazie al grande sforzo mediatico da parte dell’Egitto. Che sia questa la reale conclusione di una guerra ormai storica che divide due popoli così vicini tra loro sotto ogni aspetto e che possa essere l’inizio di nuovo capitolo che li vedrà complici nell’evoluzione a favore di quella terra che non gli ha mai concesso la pace.
«Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra» Papà Francesco.
A cura di Marta Bossi