coraggio

Non è coraggio se non c’è paura”, niente di più vero. Parole che catturarono subito la mia attenzione. Le sentii per la prima volta in un film di ormai 20 anni fa. Correva l’anno 2000. Sto parlando di “Bounce”, protagonisti Ben Affleck e Gwyneth Paltrow.

Ricordo perfettamente la scena, nonostante sia trascorso un bel po’ dall’ultima visione. Quelle pochissime parole sono arrivate dritte nella mia testa. Da lì tutta una serie di riflessioni. La mia mente è così, coglie qualsiasi cosa le stia intorno, anche le più impercettibili sfumature e le trasforma in pensieri talmente contorti in cui spesso mi perdo anch’io.

Non è coraggio se non c’è paura”. Eh già! Due sentimenti apparentemente agli antipodi, non potrebbero essere più vicini.

Il coraggio non mi manca. È la paura che mi frega”, il nostro amato Totò

Mio caro Totò, permettimi di dissentire, con tutto il rispetto che la tua figura merita. La paura è il SALE del coraggio! Coraggioso è colui che affronta la “sua” paura, qualunque essa sia. Anche la più banale. Agli occhi degli altri, si intende. Non esiste, a mio avviso, paura che possa definirsi stupida o scontata.

Ad esempio, io ho una paura fottuta dei serpenti. Terrore vero e proprio direi. Affronterei con molta più tranquillità un leone inferocito, piuttosto che un’innocua biscia strisciante.

Ho sempre ammirato coloro che, con molta disinvoltura, allevano in casa piccoli serpentelli, come fossero animali domestici. Il mio primo pensiero è sempre stato: “quanto coraggio!

Eh no, cari miei! Questo non è coraggio. Come si può definire coraggiosa una persona che affronta una situazione che non teme affatto? Anzi, oserei dire, la desidera? Se, invece, azzardassi io un’esperienza simile (non capiterà mai, ve lo assicuro), Cuor di Leone in confronto sarebbe un vile vigliacco.

Questo immenso giro di parole per ribadire un concetto tanto semplice, quanto spesso sottovalutato.

Non è coraggio se non c’è paura. Duellare con le nostre paure, smascherarle ed infine vincerle è un sommo atto di coraggio. La vigliaccheria è rimanere fermi in quella sorta di limbo/scudo che ci siamo creati. Vile è puntare il dito contro chi queste paure, secondo noi, le incarna e ce le ricorda.

Coraggio è umiltà. L’umiltà di riconoscere, accettare e affrontare ciò che vorremmo delegare a terzi.

Sono inciampata in troppe persone che hanno tentato di estirpare dai miei errori la forza per non affrontare i propri.

Avrei voluto respirare più coraggio. Ma mi sono intossicata con egoismo e indifferenza.

Tuttavia il tempo, il dolore mi hanno lasciato un grande insegnamento: il coraggio sta nella fonte di tutte le nostre paure più intime: il perdono.

Il perdono è la qualità del coraggioso, non del codardo

Chi, se non Gandhi, è in grado di insegnarci il valore del perdono?

Il perdono è una scelta, ma perdonare non è sinonimo di giustificare, dimenticare o riconciliarsi. È qualcosa che va oltre.

Il perdono fa paura, perché ci mette in qualche modo davanti allo specchio. Scegliamo di perdonare chi ci ha feriti, traditi. Così come scegliamo di affrontare con esso i nostri limiti, le nostre paure e debolezze.

Non si dimentica il male subito, lo si accetta. Ci si sforza di comprenderlo e superarlo. Si lavora su se stessi, nel tentativo di superare ciò che quel dolore ha innescato. I fantasmi che ha riesumato.

Ci vuole tantissimo coraggio nel perdonare. Ce ne vuole molto di più nel perdonarsi.

L’auto-perdono è il perdono verso se stessi

Si possono provare emozioni dolorosamente negative verso di sé (rabbia, colpa, vergogna) dopo aver percepito di aver ferito qualcuno o di aver violato la sua intimità.

Sebbene per alcuni individui possa essere visto come un obbligo, il perdono è espressione del libero arbitrio. Noi SCEGLIAMO di perdonare. Noi scegliamo CHI perdonare.

Per perdonare veramente, una persona deve comprendere il significato del perdono e la sua importanza morale. Solo così può scegliere di rendere il perdono parte della sua vita. Il perdono è molto più che smettere di essere arrabbiato o accettare passivamente quello che è successo.

Il perdono spaventa. Smaltita la rabbia iniziale, subentra il timore di subire nuovamente lo stesso torto. Rivivere lo stesso dolore. Fare davvero i conti con quella ferita. O peggio ancora, viverne una nuova.

 

“Siamo tutti impastati di debolezze e di errori; perdoniamoci reciprocamente le nostre sciocchezze: questa è la prima legge di natura” (Voltaire)

 

Perdonare chi ci ha ferito, ma soprattutto perdonare se stessi, per la ferita inferta, è un atto d’amore, coraggio e umiltà.

Voglio iniziare così questo nuovo anno. Ho salutato con una certa rabbia e speranza il 2020. Lui con tutte le sue ripicche, i suoi baci e abbracci negati, le sue distanze, la sua prigionia. L’anno sul quale è appena calato il sipario ci ha tolto e, nello stesso tempo, dato tanto. Forse troppo. Ci ha resi vittime e contemporaneamente carnefici.

Il 2021 sarà per me l’anno della rinascita. L’era del coraggio

Il coraggio di perdonare e perdonarmi.

Il coraggio di affrontare le mie paure e allontanarle definitivamente.

Il coraggio di lasciare andare chi ha deciso di farlo ben prima che me ne accorgessi.

Il coraggio di amare e amarmi.

Il coraggio di prendere il mio passato tra le mani, cullarlo, coccolarlo e sussurrargli: “Non puoi ferirmi più. Io ti perdono. Io mi perdono…

Quasi come di buon auspicio, vorrei iniziare questo nuovo anno ricordando la donna che da tempo accompagna i miei pensieri inquieti. Alda Merini, ormai compagna di vita, avventura, viaggio.

Dovrei chiedere scusa a me stessa per aver creduto sempre di non essere mai abbastanza… Solo allora, la bambina di un tempo avrà avuto il suo riscatto. E io avrò meritato il suo perdono”.
(Alda Merini)

Non fermatevi a queste poche righe, andate fino in fondo. Se vi serve una sorta di ispirazione o una semplice ancora di salvezza, leggete “Lettera di Scuse a Me Stessa” della Merini.

Non è coraggio se non c’è paura… allora sì… sono una donna estremamente coraggiosa.

 

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