Intervista di Maria Vittoria Corasaniti concessa da Emanuela Panatta
Di recente abbiamo letto che hai pubblicato il tuo primo libro in formato e-book ‘Civico 33’, una raccolta di monologhi per donna, pensati per la messa in scena teatrale. Parlaci dei personaggi, da dove è nata l’ispirazione?
“Sto cercando una casa editrice che mi distribuisca in libreria, il mondo dell’editoria è complicato. Le protagoniste di ‘Civico 33’ si raccontano in chiave tragicomica, quasi tutte si lamentano della precarietà dell’amore, e del lavoro. Si sentono incomprese, abbandonate e disilluse, ma non hanno perso la voglia di lottare. I loro sfoghi sono filippiche isteriche alternate con barlumi di ottimismo. L’ispirazione è nata oltre che da un sogno, che racconto nel libro, da un periodo della mia vita nel quale ho incontrato diverse tipologie di donne che possedevano alcune delle caratteristiche dei personaggi, chiaramente aggiungendo una buona dose di fantasia. Per ora il libro si può acquistare in formato e-book in tutte le librerie on-line.”
Come descriveresti la tua esperienza a Non è La Rai? Quali sono io ricordi che porti con te?
“Non è la Rai = adolescenza, mi ha aiutato a superare la timidezza. Non avevo mai visto la prima edizione di Non è la Rai, quando venni selezionata assieme ad altre allieve, nella scuola di danza di ‘Roma Mondial Dance’ dove studiavo. Avevo 14 anni, era estate e venni scelta da Gianni Boncompagni per partecipare al programma ‘Bulli e Pupe’, condotto da Paolo Bonolis, dovevo esibirmi in una gara di ballo. Volevo ballare, era l’unica cosa che contava. A 4 anni ho iniziato a studiare danza, partecipavo a gare e rassegne di ballo, spettacoli teatrali con la mia scuola, quindi questa nuova esperienza, la vivevo come l’ennesima gara, come andare in gita scolastica con le amiche per divertirsi e magari vincere. L’unica differenza era che si sarebbero accese delle telecamere. Il resto è stato inaspettato. Ho il ricordo di un gioco, una grande ruota panoramica: sei seduto, osservi dall’alto e dal basso perché la ruota gira e tu continui a farlo con essa, importante sarà non slegarsi, non alzarsi, non cadere. Restare seduti e aspettare che il giro finisca per poi scendere e continuare a camminare.”
Ancora oggi hai tanti fans che ti seguono dai tempi di Non è la Rai, associati anche a quelli che oggi ti apprezzano per i nuovi progetti. Ripensando al passato e ad oggi, è cambiato il modo di concepire il successo e nel conquistare il pubblico?
“Da sempre i media creano i personaggi, la popolarità è pericolosa se non si sa gestire. Non sono mai stata interessata alla volgarità, alla manipolazione, al compromesso, a vendermi, alla prima fila. Apprezziamo qualcuno perché ci si riconosce anche nella fragilità.Esistono gli sfruttatori, come in tutti i mestieri bisogna essere astuti, saperli individuare ed evitarli. Non amo il participio passato conquistare, prediligo la verità con il tempo premia, riuscire ad essere dei bravi esseri umani è un grande esercizio, una rarità.”
Arrivi a qualcuno se tocchi il cuore. Ringrazio chi mi segue e mi apprezza, non esisti senza gli altri.
Artista completa, danzatrice, attrice, conduttrice, regista, ha perfezionato il tuo talento all’estero, come hai fatto a collegare il tutto?
“Grazie per gli aggettivi usati per descrivermi, sorrido se penso agli artisti che stimo come: Pina Bausch, a Misty Copeland appena nominata prima ballerina dell’American Ballet Theater, Drew Barrymore, David Lynch etc… Non ho cercato di collegare nulla, ho seguito le mie passioni, il mio istinto con disciplina e volontà, cercando di dare sempre il meglio. Le diverse esperienze avute, mi hanno fatto crescere, sbagliando, insegnandomi a mettermi in discussione e giocare la mia partita. Con sacrificio, senza pretesa.”
Hai lavorato al fianco di Pippo Baudo, Fabrizio Frizzi e Pippo Franco, come descriveresti le esperienze fatte con loro?
“Ho compiuto 18 anni durante una delle puntate di ‘Numero Uno’ il programma Rai presentato da Pippo Baudo, con la regia di Gino Landi e le coreografie di Roberto Croce, ero stata scritturata come ballerina , il sogno diventava realtà. Ricordo quel giorno come fosse oggi, mi scelsero, gli devo molto, una scuola irripetibile, straordinaria. Con Fabrizio Frizzi feci ‘Per tutta la vita’, sempre come ballerina, ricordo un clima di festa, eravamo molto uniti nel gruppo e Fabrizio una persona cortese che dava sempre buoni consigli a tutti. Con Pippo Franco feci ‘Il paese delle meraviglie’, ricordo che quell’anno studiavo per la maturità in sala prove o in studio durante le pause, tutti mi aiutavano a ripetere la parte orale delle materie. Esisteva il varietà, le prove, i sacrifici, le rinunce, la vecchia scuola, la professionalità. Non c’erano sconti ne regali, solo maestri.”
La dolcezza ti ha sempre contraddistinto, non potevi non condurre un programma come Cartoon Network, parlaci anche di questa tua esperienza
“Facevo ‘Numero Uno’, quando il mio agente mi contattò per il provino di Cartoon Network, ricordo che feci tantissime selezioni, ero cosi’ timida, un giorno andai via in lacrime. Mi richiamarono, quel giorno c’erano dei bambini e i produttori inglesi, feci un’improvvisazione, cantai una canzone stonando e feci un assolo di danza. Poi recitai con l’attore Giuseppe Rispoli, eravamo due coppie di attori. Oltre alla produzione, anche i bambini scelsero noi. Mi sono sentita a mio agio, non avrei mai pensato che fosse cosi’ divertente. Mi piacerebbe tornare a condurre un programma televisivo oggi.”
Dal 2001 hai scritto una nuova pagina nel libro della tua vita, ti sei perfezionata presso ‘Il Centro di formazione attori e registi” acting training di Beatrice Bracco e dal 2001 al 2007 sei diventa sua assistente. Nel 2007 hai iniziato ad insegnare il movimento scenico presso la sua sede di Roma, fino al 2012. Oggi continui a farlo in diverse scuole. Hai cambiato totalmente vita. Come nasce questa tua passione?
“Non penso di aver cambiato totalmente vita, ho coltivato le mie passioni, la recitazione una di queste. Partiamo dal principio… Durante le riprese della fiction ‘Turbo’ dove ero stata scritturata per il ruolo di Edwige, mi parlarono dell’insegnante Beatrice Bracco. Cosi’ contattai la scuola e partecipai ad un seminario presso il suo casale in Umbria. Ho amato il suo lavoro fin dal primo giorno, come riusciva a far vibrare gli animi sul palcoscenico, le sue parole, i suoi consigli, l’amore e il rispetto per il lavoro dell’attore. Mi ha insegnato tanto, mi ha dato fiducia, mi ha fatto crescere., ha aperto in me una porta che non sapevo ci fosse. Ero molto legata a lei, grazie a lei ho iniziato a insegnare. Se non l’avessi incontrata nel mio percorso, non sarei Emanuela che sono. Le sono riconoscente, il nostro è stato uno scambio meraviglioso, la sento spesso vicina.”
Parlaci di Emanuela nelle vesti di attrice
“Recitare per me è una terapia, mi aiuta a migliorare me stessa, amo viaggiare attraverso caratteri diversi: ricercare, approfondire, isolarmi potermi mettere al servizio del personaggio, della storia e del regista. Rivedo spesso i film di Marlene Dietrich, Audrey Hepburn, Marilyn Monroe sono incantata dalla loro eleganza e verità.”
Hai avuto delle esperienze anche come regista, un tuo nuovo lato artistico si aggiunge agli altri, cosa ti ha spinto a e a cosa ti ispiri?
“Mi diletto, i registi per me sono altri, la creatività ha bisogno di essere canalizzata, le idee hanno bisogno di essere realizzate. Quando ho questa necessità agisco e creo, lo faccio senza preoccuparmi del giudizio altrui, è un’esigenza di espressione, nient’altro; le persone usano la parola regista…”
Sensibile anche ai temi e problematiche sociali, sei una delle sostenitrici dell’associazione Empatia per le pari opportunità, parlaci dell’associazione, del tuo operato e se e come potrebbero aiutarvi gli interessati?
“Nel mio piccolo ho sempre cercato di essere attenta al sociale, vorrei fare di più, metto a disposizione le mie competenze, per lavorare con chi desidera approfondire le discipline teatro e danza. Sostengo Empatia e le iniziative che pensiamo di portare avanti, stiamo pensando di organizzare un laboratorio per donne vittime di abusi. Chi vorrà aiutarci potrà donare qualcosa, pensavamo di destinare una parte del ricavato per le persone più in difficoltà. ‘Touch Noir’ il cortometraggio che ho realizzato di recente è nato dall’osservazione di corpi e il rapporto confidenziale con donne vittime di abusi, donne con l’incapacità di prendere in mano la loro vita e di reagire, le quali confondono la realtà perdendosi nella noia e nel vizio, che non hanno fiducia, che per paura ‘bloccano’ la loro creatività…Senza riconoscere che ‘essa’ potrebbe salvarle. Questo video è per loro ed è stato realizzato per sensibilizzare verso questa tematica.”
Ti sei trasferita a Berlino per approfondire la tua ricerca legata al teatro-danza. A Milano hai presentato il tuo progetto di ricerca Nothing Words’ laboratorio di teatro-fisico che sviluppa la tematica della trasposizione fisica del graffito. Insomma sei un vulcano di idee e arte, ma spiegaci bene un po’ in cosa consiste il tuo progetto.
“Berlino è una città all’avanguardia, viverci per più di un anno, mi ha ricaricato. Sentivo la necessità di prendermi cura di me, mettermi in discussione in un ambiente sconosciuto, in un settore come il teatro-fisico che è in evoluzione. Per questo ho preso parte ogni giorno in diverse scuole a classi di acting e danza. Era importante staccarmi da dinamiche quotidiane che mi stavano prosciugando. L’idea del progetto Nothing Words è nata dopo una giornata nella quale avevo camminato tantissimo per Berlino, arrivata in una libreria nel quartiere Reinickendorf, dove ho acquistato diversi libri sui Graffiti, mi sono resa conto che mentre sfogliavo mi emozionavo, cosi’ ho detto a me stessa: “Ok bisogna fare qualcosa con queste emozioni, non so cosa ma partirò da qui”. L’idea: realizzare una performance, con degli attori e sviluppare la tematica della trasposizione fisica del GRAFFITO. Guidati in un processo creativo individuale coordinato da una sequenza di step, da me ideati, gli interpreti dopo aver scelto il Graffito da raccontare, creano un personaggio, esplorando il loro strumento fisico corpo tra dinamica, musica e sensazioni. Un viaggio tra graffiti e parole. Riprenderò questo progetto, che è stato presentato a Milano nel 2013, a Roma e Torino. Il laboratorio permanente inizierà a novembre 2015, e a giugno 2016 i selezionati porteranno in scena una performance che segue lo stesso processo creativo. Gli interessati potranno scrivere a: segreteria.emanuelapanatta@gmail.com.“
Come ti descrivi nelle vesti di docente?
“Sono parte del gruppo, insegnare è uno scambio, mi arricchisce dare e ricevere. Ognuno è diverso e speciale per qualcosa, chi sono io per giudicare? Viviamo un’esperienza insieme, giochiamo, respiriamo, ascoltiamo, restiamo in silenzio, mille emozioni ci attraversano… In quelle ore possiamo essere tutto e niente, ci amiamo, ci prendiamo cura di noi stessi, entriamo in nuovi mondi, crediamo in quello che stiamo creando nel presente. Usciamo dalla realtà.”
L’amore come procede?
“Non credo sia importante saperlo…”
Progetti futuri? Oggi dove ti trovi e quali sono i tuoi progetti attuali?
“Sarò ospite al Festival delle Generazioni che si terrà il 9 e il 10 Ottobre a Bologna. Vivo a Roma, con la mia valigia pronta, i viaggi sono fondamentali nella mia vita come non restare aggrappati alle cose o alle persone. Il mio obiettivo è continuare a ricercare e migliorarmi come essere umano, il lavoro più difficile. Progetti futuri: non so ancora quando ma dovrò pensare alla presentazione del mio libro Civico 33. Per saperne di più: www.emanuelapanatta.com.”
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