Il coraggio silenzioso di chi sceglie di rinascere
David ha sempre messo il cuore in tutto ciò che fa: dallo sport al lavoro, fino alla vita quotidiana. Una persona autentica, pronta a mettersi in gioco, che oggi ha scelto di dedicare tempo – finalmente – anche a sé stesso. In questa intervista ci racconta le sue motivazioni, i sogni e le sfide affrontate e quelle che ancora lo attendono.
David, hai sempre dedicato molto tempo agli altri, sia nello sport che nella vita quotidiana. Cosa ti ha spinto a fare, finalmente, qualcosa per te stesso?
Ho sempre cercato di dare il massimo in tutto: nello sport, nel lavoro, nella quotidianità. Ma in tutto questo non ho mai davvero dedicato tempo a me stesso. La spinta è arrivata proprio da lì: dal bisogno di fare qualcosa che fosse solo per me. Di iniziare un percorso che mi rappresentasse fino in fondo.
Hai mai vissuto esperienze simili in passato o stai partendo da zero?
No, per me è tutto nuovo. Ma non mi tirerei indietro se si presentasse un’altra occasione simile. Mi piace mettermi alla prova, e credo che ogni esperienza possa insegnarti qualcosa.
Se ti proponessero uno shooting fotografico o un casting, come pensi che reagiresti? Ti sentiresti più a tuo agio davanti all’obiettivo fotografico o in un provino?
Al momento non ho ancora avuto l’occasione di sperimentare né l’uno né l’altro. Mi piacciono molto le fotografie, quindi credo che durante uno shooting potrei sentirmi più a mio agio. Recitare davanti a una telecamera mi metterebbe più in difficoltà, è una cosa completamente nuova per me. Però sono uno che, una volta dentro, si butta: un po’ di agitazione è normale, ma cercherei di affrontarla nel modo migliore possibile. O la va o la spacca.
David, cosa ti ha portato a scegliere proprio questa agenzia? E come ti sei sentito il primo giorno?
L’ho conosciuta grazie a un’amica che era già iscritta. Quando mi sono presentato, l’ho fatto con molta discrezione, “in punta di piedi”, per vedere cosa poteva nascere.
Sognando in grande, quali esperienze nel mondo dello spettacolo ti piacerebbe vivere? E quali piccoli traguardi ti darebbero comunque soddisfazione?
Il sogno sarebbe partecipare a programmi come il Grande Fratello o L’Isola dei Famosi, per raccontarmi, per dare voce alla mia storia e magari essere d’aiuto a chi sta vivendo un percorso simile al mio. Ma sarei felice anche di piccoli traguardi: comparse, servizi fotografici per brand, o semplicemente far parte del pubblico in uno show televisivo. Ogni esperienza sarebbe comunque una soddisfazione.
Oggi i social network sono strumenti molto potenti. Che rapporto hai con i social e come pensi potrebbero influenzare una tua eventuale carriera?
I social sono una vetrina importante, se usati bene possono dare molta visibilità. Se un giorno dovessi intraprendere una carriera in questo mondo, probabilmente affiderei la gestione dei miei profili a persone competenti. Ma sono consapevole che possono anche essere un’arma a doppio taglio: vanno usati con intelligenza e consapevolezza.
Oltre al mondo dello spettacolo, quali sono le tue passioni?
La musica è una parte fondamentale della mia vita, soprattutto quella italiana. Amo artisti come Battisti, Battiato, Mina, Amedeo Minghi, Mango, Rino Gaetano, Pino Daniele… potrei continuare all’infinito fino ad arrivare agli artisti contemporanei. La mia grande ispirazione è stato per anni Fabrizio Moro: l’ho seguito in tanti concerti, per me è un poeta.
Nel tuo percorso personale hai affrontato anche critiche e giudizi. Come reagisci alle critiche e che messaggio vuoi lanciare a chi vive situazioni simili alla tua?
Ho sempre affrontato le critiche con indifferenza. Ognuno ha il diritto di avere un’opinione, anche se non la condivido. Prima ero una donna, ora sono un uomo. Non mi sono mai nascosto, mi sono sempre confrontato apertamente. Se qualcuno non accettava la mia scelta, era un problema suo, non mio.
Cosa diresti, in base alla tua esperienza, a chi si sta avvicinando a un percorso di transizione?
Ci sarebbero tantissime cose da dire. Prima di tutto, bisogna essere sicuri di ciò che si vuole, e farlo per sé stessi, non per piacere agli altri. È un percorso lungo, intenso, e va affrontato con consapevolezza. Devi essere pronto ai cambiamenti, non solo fisici, ma interiori.
E soprattutto, la questione famiglia è fondamentale. Io sono stato fortunato: ho sempre parlato apertamente, sono stato accettato e sostenuto. Purtroppo non è così per tutti. C’è chi ha paura di non essere capito o di non essere accolto dai propri genitori. A loro vorrei dire: andate avanti per la vostra strada, se è davvero ciò che volete. Cambia il corpo, ma restiamo noi stessi. Chi vi ama davvero, vuole solo vedervi felici.
Mia madre è venuta a mancare quando avevo meno di tre anni, ma per come mi hanno parlato di lei, so che mi avrebbe sostenuto. Mio padre, del ’51, era un uomo d’altri tempi. All’inizio non è stato semplice, ma con il supporto di mio fratello e mia sorella ha imparato a comprendere e ad accettare. Quando gli comunicai l’inizio del mio percorso, gli dissi: “Lo porterò avanti a prescindere. Se vorrai starmi accanto ne sarò felice, altrimenti andrò avanti comunque.” E così è stato.
Per questo dico che, anche per i genitori, serve tempo. È un processo anche per loro. Ma se non ti senti più a tuo agio nel tuo corpo, se senti di dover rinascere per essere davvero felice, allora non fermarti. È un viaggio lungo, a volte doloroso, ma quando arrivi alla meta ti accorgi che ne è valsa la pena. È come vivere una seconda vita, e la sensazione… è semplicemente indescrivibile.
Quella di David non è solo la storia di un cambiamento, ma di un coraggio che parla piano e arriva dritto al cuore. In un mondo in cui spesso si rincorre l’apparenza, David ci ricorda che il vero valore sta nella coerenza con sé stessi, nella forza di scegliere la propria felicità, anche quando fa paura. Il suo sguardo sul futuro è limpido, determinato, senza clamore ma pieno di verità. E se è vero che ogni nuovo inizio ha bisogno di un atto di fede, David lo sta facendo a cuore aperto – e con una serenità che, forse, può insegnare qualcosa a tutti noi.
A cura di Mario Altomura
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